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L'Opinione Rassegna Stampa
28.01.2006 La massoneria ricorda la Shoah
un articolo quanto mai opportuno di Dimitri Buffa

Testata: L'Opinione
Data: 28 gennaio 2006
Pagina: 5
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «I massoni commemorano la Shoàh»

Dimitri Buffa scrive sull'OPINIONE di oggi 28.1.2006 un pezzo molto accurato su massoneria,leggi razziali, partendo dall'utilissimo libro di Franco Cuomo appena uscito.

Ecco il testo:

Chi erano i dieci scienziati italiani che firmarono ³Il manifesto della
razza²? E, come mai esistono in Italia ancora delle vie intitolate ad alcuni
di loro? Perché si dimentica e si rimuove per puro conformismo, che tra i
329 che lo firmarono ci sono fior di moralisti dell¹antifascismo militante,
come Giorgio Bocca, che osano oggi essere polemici persino con chi come
Giampaolo Pansa, mette in dubbio che la Resistenza fosse stata tutta senza
macchia? Ha proprio ragione il Gran Maestro Gustavo Raffi del Grande Oriente
d¹Italia, che ieri presentando l¹ottimo e documentatissimo libro di Franco
Cuomo (³I dieci²,  Baldini e Castoldi editore, euro 14,50) ha detto che ³un
popolo senza memoria è esattamente come un uomo senza memoria². Cioè
un¹entità che avrà sempre grandi difficoltà di sopravvivenza.
E in un paese che vorrebbe equiparare anche a fini pensionistici i
repubblichini con i partigiani (quelli veri come Edgardo Sogno, mica i
comunisti che facevano il terrorismo in azioni come quella di via Rasella,
ndr), un po¹ di memoria in più non farebbe male a nessuno.
Lode dunque alla Massoneria italiana che giovedì sera ha scelto proprio il
libro di Cuomo per ricordare la Shoà di cui ieri si è commemorata la
giornata della memoria.
E non è un caso che i massoni abbiano un particolare occhio di riguardo
contro la persecuzione del popolo di Israele essendo la loro organizzazione
sempre stata accomunata a quest¹ultimo nella bieca propaganda fascista e
nazista di ieri come di oggi. Tutti quelli che vedono il mondo ³sub speciem²
del complotto non mancano mai di citare un massone accanto ad un ebreo.
Persino i fanatici del fondamentalismo islamico
(ma anche no global e cattolici, o islamici fondamentalisti o quanti
nascondono il proprio antisemitismo dietro la foglia di fico del ³diritto di
critica alla politica dello stato d¹Israele²) dei nostri giorni.
 E tanto per non perderla questa facoltà mnemonica, iniziamo ad elencare in
ordine rigorosamente alfabetico i nomi dei dieci scienziati che non fecero
onore al proprio nome: Lino Businco, Lidio Cipriani, Arturo Donaggio, Leone
Franzi, Guido Landra, Nicola Pende, Marcello Ricci, Franco Savorgnan, Sabato
Visco ed Edoardo Zavattari.
E¹ bene che questi nomi, che oggi non dicono più niente a nessuno, vengano
invece insegnati nei giorni della memoria a venire dei prossimi anni nelle
scuole. Perché questi figuri non furono solo degli opportunisti come in
Italia se ne trova sempre a bizzeffe, ma degli attivi persecutori, persone
che ³elaborarono d¹intesa con il regime la sintesi dottrinaria del razzismo
fascista². Qualcuno di loro ebbe persino contatti con i nazisti per
scambiarsi idee antisemite. Viaggi pagati a Berlino dal regime compresi.
Ultimamente è tornata in Italia una gran voglia di rimozione della realtà, e
quasi ci si compiace di descrivere il fascismo come una dittatura tutto
sommato mite, a paragone con lo stalinismo e il nazismo. Ebbene, secondo
Franco Cuomo, questa mitezza è una leggenda metropolitana diffusa in maniera
interessata. Perché alla fine in pochi giorni fu mandata allo sterminio una
porzione pari a circa il 20% degli ebrei italiani, oltre settemila persone,
la maggior parte delle quali provenienti da Roma. Né bisogna dimenticare che
periodici come ³Civiltà cattolica² iniziarono a teorizzare la segregazione
razziale svariati anni prima di quel maledetto 1938 in cui Mussolini si
decise a varare le vergognose leggi sulla razza. Inoltre non dovrebbe
sfuggire il fatto che quasi tutti i dieci scienziati di cui sopra erano
anche persone che oggi chiameremmo ³baroni² nelle rispettive università e
che il fascismo, nella cacciata degli ebrei da tutti gli atenei del Regno,
precedette e di molto lo stesso nazismo. E perché negare una certa
continuità tra il prima e dopo il ventennio quando si sono avuti casi come
quello di Gaetano Azzariti che accettò di presiedere il Tribunale della
razza e che in seguito diventò il primo presidente della Corte
Costituzionale in Italia nel 1957?
Per non parlare del caso di Nicola La Torre che dopo avere firmato il
suddetto manifesto dei ³dieci² venne messo a presiedere il tribunale delle
pseudo epurazioni del dopoguerra. Le polemiche sui fascisti rossi sono
sempre state tenute sotto traccia, ma l¹Italia è piena di Bocca, di
Scalfari, di Fo, di Ingrao che devono nascondere la vergogna per quello che
commisero negli ultimi anni del ventennio dietro la propria gioventù
irresponsabile.
Un comodo paravento dietro il quale si sono potuti riciclare e in seguito
diventare i ³soloni pontificatori² della prima e della seconda Repubblica.
Questi dieci che firmarono per primi, e in parte redassero, il ³manifesto
della razza² sono gli ³ingiusti d¹Italia² (così come quelli come Perlasca,
anche se nella fattispecie fascisti, furono i ³giusti²), ma anche tutti
quelli che li seguirono pedissequamente, per opportunismo, per lucrare una
cattedra, per andare ad abitare nell¹appartamento prima di proprietà di un
ebreo o per semplice paura e convenienza meritano di essere additati al
pubblico ludibrio per nome e cognome. Perché quello che in Italia è vietato
fare, per malinteso senso del ³politically correct², è girare il dito nella
piaga. Bene, se c¹è una ulteriore cosa da apprezzare in questo libro tutto
da leggere, presentato giovedì nella storica sede della Biblioteca del
Grande Oriente d¹Italia al Vascello, è proprio l¹avere avuto il coraggio di
infrangere questo stupido tabù dei nomi. E farebbero bene tanti giornalisti
italiani, a chi chiedesse loro con domande ipocrite del tipo, ³ma che ti
metti a fare i nomi?², a rispondere con un semplice e chiaro ³sì². I nomi si
facciano, senza paura. Anche quello di padre Agostino Gemelli, che in
seguito diverrà persino ³santo², o quello di Amintore Fanfani, padre
costituente, con allegata dettagliata documentazione.

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