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Corriere della Sera Rassegna Stampa
20.08.2016 Accoltellato? No, 'ferito'. L'urlo Allahu Akbar? Omesso. Quasi tutti i giornali, tranne il Corriere
Cronaca di Elisabetta Rosaspina, commento di Marco Ventura

Testata: Corriere della Sera
Data: 20 agosto 2016
Pagina: 12
Autore: Elisabetta Rosaspina-Marco Ventura
Titolo: «Ebreo accoltellato a Strasburgo al grido Allahu Akbar-Antisemitismo in Europa, un male che riguarda tutti noi»

Che titolo scegliere per dare la notizia che un ebreo è stato accoltellato in una strada di Strasburgo e l'assalitore, mentre gli piantava il coltello nella pancia, urlava Allahu Akbar?
Il CORRIERE della SERA di oggi, 20/08/2016, a pag.12, con il servizio di Elisabetta Rosaspina, faceva la scelta giusta, semplicemente scrivendo come era andata.
Non così la maggior parte dei quotidiani. A caso, prendiamo:
AVVENIRE: "Strasburgo, ferito un ebreo ortodosso, l'assalitore soffriva di disturbi psichici". Ferito ? e l'urlo Allahu Akbar?
IL FATTO: "Francia, psicolabile accoltella un ebreo". Tutto qui?
IL MATTINO: "Ferito un ebreo ortodosso".  Si è ferito da solo perchè distratto?
Le parole sono quasi sempre queste, ferito al posto di accoltellato, l'urlo Allahu Akbar  omesso, per chi ha scelto di pubblicare una 'breve'. Molti non l'hanno nemmeno riportata.
A onore del Corriere, non c'è soltanto la cronaca, ma a pag.26, il commento di  Marco Ventura che riprendiamo dopo il pezzo di Rosaspina.

Elisabetta Rosaspina: " Ebreo accoltellato a Strasburgo al grido Allahu Akbar"

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Elisabetta Rosaspina

Da chiedera alla polizia di Strasburgo quale è la differenza tra terrorimo e tentato omicidio dettato da odio razziale.

Un urlo «Allahu Akbar!» e una coltellata all’addome: l’aggressione ieri mattina di un ebreo, in una via centrale di Strasburgo non era un atto di terrorismo, ma un tentato omicidio dettato da odio razziale. Questa è la direzione delle indagini intraprese dalla procura
dopo che il mancato assassino, fermato da alcuni passanti e arrestato dalla polizia senza opporre resistenza, è stato riconosciuto come un soggetto con problemi
psichiatrici e precedenti specifici. La vittima, un pensionato ebreo francese di 62 anni, con tre figli, è riuscito a schivare un secondo fendente, è stato ricoverato sotto choc, ma non è in pericolo di vita. Non conosceva il suo accoltellatore, che si è lanciato contro di lui soltanto perché indossava la kippah, ed era quindi riconoscibile come un ebreo religioso. L’aggressore probabilmente non era a caso in quel quartiere , ad alta densità di abitanti ebrei, dove sei anni fa si era scagliato con un bastone e un coltello contro un altro uomo identificato dall’abbigliamento come un ebreo ortodosso. Era stato, anche in quell’occasione, catturato e process ato. Davanti ai giudici aveva spiegato il suo gesto, affermando di essere la vittima di «un complotto ebraico» al qual e attribuiva le sventure che gli erano capitate nella vita. Per questo, nel 2010, era stato considerato penalmente non perseguibile ed era stato disposto il suo tr ttamento sani tario obbligatorio. Maurice Dahn, responsabile della sicurezza della comunità ebraica nel Basso Reno, ha ricordato che l’uomo, affidato a cure psichiatriche, aveva ricevuto il divieto di rimettere piede a Strasburgo per dieci anni. Il gran rabbino di Strasburgo, René Gutman, ha chiesto che siano prese misure più efficaci: «Se questo individuo può andarsene in giro per la città e saltare addosso a chiunque veda con una kipp h, ciò pone un problema». Nel primo pomeriggio il gran rabbino ha ricevuto una telefonata di solidarietà del ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve.

Marco Ventura: "  Antisemitismo in Europa, un male che riguarda tutti noi "

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Marco Ventura

Shalom Levy si è preso una coltellata in pancia perché portava in capo la kippah: il copricapo degli ebrei ha reso il Signor Levy un bersaglio. L’attacco al grido di Allah akbar è avvenuto ieri nel quartiere di Strasburgo in cui risiedono quindicimila ebrei. Personalità eminente della comunità ultraortodossa Lubavitch, il sessantaduenne è riuscito a rifugiarsi in un bar. Non corre pericolo di vita. Davanti alle recenti carneficine, il fatto può sembrare trascurabile. Dopotutto è stato un episodio individuale, finito bene.
Invece il ferimento di Shalom Levy insegna due cose molto importanti. In primo luogo, le aggressioni contro persone, simboli o proprietà legate all’ebraismo sono un grave problema europeo. Secondo una fonte britannica, gli insulti per strada e i graffiti antisemiti sono cresciuti a Londra del 60% nel primo semestre del 2016. La nostra reazione è debole. Siamo indulgenti con l’antisemitismo musulmano e con quello cristiano. Ci illudiamo che il male inflitto ai pochi non riguardi noi molti.
Qui s’innesta la seconda lezione dell’accoltellamento di ieri. Il massacro di Nizza e l’aggressione di Strasburgo sono tanto diversi. Ci terrorizza il primo; ci tocca meno il secondo: poteva capitare anche a noi di essere falciati sul lungomare, ma ci sentiamo al riparo dalla lama antisemita perché non portiamo la kippah.
Eppure Nizza e Strasburgo hanno la stessa sostanza. La macro violenza si nutre di micro violenza. La carneficina dei tanti nasce dalla minaccia sui pochi. Non basta sconfiggere l’Isis a Raqqa, se l’odio di cui l’Isis si alimenta è così diffuso, anche a casa nostra. Shalom Levy è stato aggredito in Avenue des Vosges, a pochi passi dalle istituzioni europee, a una cinquantina di chilometri dal campo di concentramento nazista dello Struthof. Ci vuol senso della storia per vedere il grande nel piccolo, il noi nel loro.

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