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Corriere della Sera Rassegna Stampa
18.08.2016 Intervista al figlio dello Scià di Persia
di Viviana Mazza

Testata: Corriere della Sera
Data: 18 agosto 2016
Pagina: 11
Autore: Viviana Mazza
Titolo: «Il figlio dell'ultimo Scià ' i raid russi dall'Iran? sono colpa di un regime che dipende da Mosca'»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 18/08/2016, a pag.11, con il titolo "Il figlio dell'ultimo Scià ' i raid russi dall'Iran? sono colpa di un regime che dipende da Mosca' ", l'intervista di Viviana Mazza a Reza Ciro Pahlavi.


Reza Ciro Pahlavi                                        Viviana Mazza

NEW YORK Suo padre è stato l’ultimo Scià dell’Iran, costretto all’esilio dalla Rivoluzione islamica del 1979. Reza Pahlavi aveva 19 anni: prima di compierne 20 è diventato l’erede al trono alla morte del padre. Oggi il principe 55enne, che vive a Washington, è l’erede di una dinastia colpita da tragedie — suo fratello Ali Reza si è suicidato con un colpo di pistola alla testa, la sorella si è uccisa con i barbiturici. Ha fondato nel 2013 il Consiglio nazionale per le elezioni libere, un gruppo di oppositori all’estero che riunisce monarchici e repubblicani rimandando al futuro la scelta sul governo che immaginano di sostituire alla teocrazia. Ma la scorsa settimana, Mehdi Khosravi, suo collaboratore, è stato arrestato a Lecco su richiesta di estradizione dell’Iran attraverso l’Interpol. Pahlavi ha scritto a Renzi e alla fine Khosravi è stato rilasciato. Ora il principe ringrazia l’Italia, ma chiede più attenzione verso i dissidenti. «Si è trattato dell’ennesimo tentativo del regime di fermare coloro che lottano per la libertà. Khosravi è rifugiato in Gran Bretagna sin dal 2009, ha dovuto lasciare l’Iran perché era un blogger noto che si è unito al nostro movimento e rischia doppiamente: chiunque citi solo il mio nome verrà messo a morte. Siamo grati all’Italia per aver impedito l’estradizione. Ci fa sperare che non tutto abbia a che fare con gli affari e che i valori siano ancora importanti».
Come mai Khosravi è sulla lista dell’Interpol, nonostante sia un rifugiato?
«È una risposta che l’Interpol deve dare. È facile per i regimi lanciare accuse false. Forse questa esperienza può spingere a maggiore diligenza e precisione, se la denuncia viene da un regime. Se la Corea del Nord denunciasse all’Interpol un dissidente, verrebbe ascoltata ciecamente?».
Mentre parliamo i russi lanciano raid in Siria da una base iraniana. L’ultima volta che accadde fu nella Seconda guerra mondiale quando l’Iran fu invaso dall’Urss.
«La Russia flette i muscoli di nuovo e l’Iran si presta, perché dipende militarmente da Mosca e perché continua a essere paranoico verso l’Occidente. L’Iran e la Russia dicono di combattere l’Isis ma in realtà bombardano chi vuole rovesciare Assad».
Sotto Bush, vigeva la dottrina del cambio di regime in Iran. Poi il Movimento verde del 2009 propose il cambiamento dall’interno: i «verdi» sono nel suo Consiglio, i vostri obiettivi sono cambiati?
«Quando hai personaggi non eletti, dalla Guida suprema in giù, che controllano ogni aspetto della società, come puoi cambiare la Costituzione? Questo regime teocratico non è democratico né può riformare se stesso. C’è il principio del rappresentante di Dio sulla terra, il velayat e-faqih, e tutto quello che dice è definitivo. Perciò dobbiamo cambiare il regime».
Che appoggio avete dall’estero?
«Ogni volta che gli iraniani hanno tentato di cambiare, c’è stata una repressione brutale e non sono stati appoggiati. La caduta dell’Urss non è avvenuta solo con il sostegno a parole di Reagan e Thatcher: c’era un appoggio per i dissidenti del blocco orientale nei rispettivi Paesi. Ma nei confronti degli iraniani da una parte c’è la sinistra che opta per il dialogo col regime, dall’altra i conservatori pronti a bombardare. Nessuna delle due è la soluzione. Sotto Obama c’è stato un rifiuto sistematico di ogni dialogo se non con il regime, per un accordo nucleare ottenuto chiudendo gli occhi sul resto».
La vostra piattaforma è diversa da quella dello Scià. Siete per l’abolizione della pena di morte. Ma avete ereditato il titolo di principe da lui. Sotto lo Scià i dissidenti furono arrestati e a volte messi a morte. Crede che le esecuzioni fossero giustificate? Siete pronto a chiedere scusa a nome dei Pahlavi?
«Rispondo solo delle mie parole e azioni. Se ci sono azioni ingiustificate e contro i diritti umani, sotto regimi precedenti, attuali o futuri, le condannerò. Come essere umano, sono contro la pena di morte. Non posso dire se allora fossero giustificate e legali, dovremmo vedere che cosa portò a quelle politiche. Lei si scuserebbe per qualcosa che hanno fatto i suoi genitori? Se fosse qualcosa di orrendo... Ma non vedo niente di orrendo, sono orgoglioso dei risultati di mio padre e mio nonno, penso che abbiano portato l’Iran fuori dall’oscurità alla modernità».

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