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Corriere della Sera Rassegna Stampa
21.05.2016 Tunisia: l'arte della dissimulazione dei Fratelli Musulmani
Cronaca di Francesco Battistini

Testata: Corriere della Sera
Data: 21 maggio 2016
Pagina: 18
Autore: Francesco Battistini
Titolo: «Tunisia, la svolta di Ennahda 'archiviamo l'islam politico'»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 21/05/2016, a pag.18, con il titolo "Tunisia, la svolta di Ennahda 'archiviamo l'islam politico' ", l'articolo di Francesco Battistini, il quale riporta correttamente la pratica della dissimulazione - la taqiya - la cui conoscenza dovrebbe aprire gli occhi all'Occidente ignorante, ben rappresentato da Pierferdinando Casini, presidente della Commissione esteri del Senato, che invece , entusiasta, si beve tutto. Siamo ben messi !

Ecco il pezzo:

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Francesco Battistini                    Rashid Gannouchi

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«Le primavere arabe non hanno portato solo l'inverno dell'Isis: oggi a Tunisi comincia l'estate delle democrazie musulmane!». Islam politico, addio. Hanno provato a sconfiggerlo le guerre di civiltà, la repressione in stile egiziano, l'ambiguo sostegno a regimi impresentabili. Ora tocca ai Fratelli musulmani tunisini. Che cinque anni fa sostennero la prima Rivoluzione dei Gelsomini contro il satrapo e ora, un venercl'i di maggio inoltrato, escono dalla moschea e nello Stade Olympique di Rades sono i primi a pronunciare la loro preghiera laica. A 74 anni, davanti ai.200 delegati, il vecchio leader Rashid Gannouchi s'è convinto. La linea è tracciata. E il decimo congresso del partito islamista Ennahda sarà quello della storica svelta: «L'Islam politico — dice — non ha più alcuna giustificazione in Tunisia. Ci occuperemo solo d'attività politica, non di religione. Sarà un bene per i politici, che non saranno più accusati di strumentalizzare la religione. E lo sarà per la religione, mai più ostaggio della politica». Basta col fondamentalismo e con le prediche fanatiche e con gl'imam attivisti. Nessuna interferenza dei chierici sui leader. E non ci sarà più una shura che da sola gestisca il partito e le moschee, il proselitismo e le opere di carità sul modello dei Fratelli egiziani. D'ora in poi, «la nostra politica verrà separata dalla religione» e il valore di riferimento d'Ennahda — nato negli anni 70 sulle idee di Sayyid Qutb, l'ideologo egiziano spesso considerato il cattive maestro del jihadismo arrembante d'oggi — sarà una «democrazia musulmana» ispirata alla «civilizzazione islamica e a quella moderna». Il cambio di stagione non è una sorpresa. E potrebbe portare anche a un nuovo nome: i sondaggi dicono che è favorevole i173% dei tunisini. Perché Ennahda, letteralmente «il movimento della rinascita», a lungo in clandestinità e rinato nel 2011 con la caduta di Ben Ali, s'è trovato a scontrarsi con una società molto matura (e poco disposta a privarsi di libertà civili in nome della sharia): dopo due anni, vista anche la mala parata dei Fratelli in Egitto, ha dovuto lasciare il governo e alle ultime elezioni è stato sconfitto dai laici di Nida Tunis, fondato dall'attuale presidente Beji Caid Essebsi. C'è da fidarsi? «Molti pensano che sia un tipico esempio di taqiya — osserva un analista politico vicino a Essebsi, Sayed Al Gharbi —, l'arte della dissimulazione tipica della Fratellanza: ti faccio credere d'essere cambiato, ma non lo sono affatto». A sostegno della tesi, la storia dello stesso Gannouchi: prof di filosofia e storico propugnatore della «salvaguardia del Corano», nasserista deluso, la stampa tunisina oggi ricorda come nel 2012 l'uomo giustificasse ancora gli assalti all'ambasciata Usa a Tunisi. «E una rivoluzione straordinaria, questo può essere il modello musulmano moderato che aspettavamo da anni — commenta invece Pierferdinando Casini, presidente commissione Esteri del Senato, invitato al congresso con Fabrizio Cicchitto —. Oggi nasce una specie di Ppe islamico. È una svolta che mi ricorda molto la Dc degli anni 5o: separare con chiarezza i ruoli della religione e della politica in una società moderna». Non per nulla, sostengono gli entusiasti, Gannouschi lo ripete da anni: «Perché ci paragonate a modelli lontanissimi da noi, come i talebani o i sauditi? Dimenticate la Turchia, la Malesia, l'Indonesia...». E la Tunisia: se vincerà le prossime elezioni, si vedrà. E se son Gelsomini, fioriranno.

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