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Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 28/02/2016. a pag.18, con il titolo "C'è un ebreo ortodosso, deve cambiare posto. E lei fa causa alla ELAL", la cronaca di Davide Frattini.
Il pezzo di Davide Frattini va letto aldilà del fatto di cronaca, perchè è un esempio di come una società democratica supera uno dopo l'altro gli ostacoli per il raggiungimento dei diritti di eguaglianza. Il caso di Renee Rabinowitz entrerà nei libri di storia del costume, non importa come finirà la causa con l'ELAL. Ciò che conta è l'offerta di un risarcimento, benchè modesto, da parte della compagnia aerea, che riconosce così il gesto offensivo compiuto. Il compromesso era possibile, bastava spostare il rabbino fanatico nella sua ottusa super-ortodossia, ma allo steward non è venuto in mente. Adesso non sarà più possibile cambiare di posto un passeggero su richiesta di un altro, anche se vestito di nero. Ecco l'articolo:
Il volo dall'aeroporto di Newark a Tel Aviv dura undici ore. Per il passeggero devoto anche un minuto sarebbe stato di troppo: un minuto seduto vicino a una donna con il rischio del contatto, anche solo sfiorarsi sul bracciolo della Business Class. Così ha protestato con lo steward, ha chiesto che quell'elegante signora fosse spostata per «non infrangere un comandamento della legge ebraica, sta scritto nella Torah». Renee Rabinowitz non si è lasciata intimorire — è un avvocato in pensione, ha 81anni, è sopravvissuta all'Olocausto fuggendo dal Belgio dopo l'invasione nazista — ha espresso all'ultraortodosso la sua (laica) indignazione e ha accettato la poltrona poco più avanti che l'assistente di volo le offriva. «Mi ha trattato come se fossi una stupida — racconta adesso al quotidiano americano New York Times — e mi ha proposto un posto che secondo lui era migliore solo perché voleva accontentare quel religioso. Mi sono sentita umiliata». Anche perché Rabinowitz vive a Gerusalemme ma non parla ebraico ed è convinta di essere stata «raggirata» anche per questa ragione. Con i mesi l'umiliazione non è passata e l'avvocato vuole tornare in tribunale: con il sostegno del gruppo "Israel Religious Action Center"ha fatto causa all'EI Al, la compagnia nazionale israeliana, e chiede 50 mila shekel di risarcimento: sono oltre 11 mila euro, la società gliene offre 200 come sconto sul prossimo volo. Chiede soprattutto che non succeda ad altre, che la parità venga garantita anche in volo. La società insiste che qualunque discriminazione è proibita e replica che l'assistente non ha pressato Renee perché cambiasse di posto, la scelta sarebbe stata libera. «Mi dico: sono una donna anziana, laureata, ho girato il mondo e un uomo qualsiasi può decidere che non,posso sedermi vicino a lui. E stato mortificante». Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, telefonare: 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante lettere@corriere.it |
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