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Corriere della Sera Rassegna Stampa
11.02.2016 Bernie Sanders è ebreo. E allora?
Commento di Massimo Gaggi

Testata: Corriere della Sera
Data: 11 febbraio 2016
Pagina: 10
Autore: Massimo Gaggi
Titolo: «Bernie sfata un tabù: è il primo ebreo a vincere le primarie»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 11/02/2016, a pag. 10, con il titolo "Bernie sfata un tabù: è il primo ebreo a vincere le primarie", il commento di Massimo Gaggi.

Il fatto che Bernie Sanders sia ebreo non significa certamente che sarebbe un buon presidente per riconsolidare il rapporto, recentemente deteriorato almeno sul piano politico, tra Stati Uniti e Israele. Al contrario, da questo punto di vista sarebbe l'opzione peggiore. Ben altro rappresenterebbe Michael Bloomberg, qualora decidesse di candidarsi per contrastare gli opposti estremismi che anche negli Usa sembrano affermarsi sia tra i democratici (Sanders) sia tra i repubblicani (Trump).
Tra i nemici di Israele vi sono anche ebrei, per citarne uno solo, l'americano Chomsky, e allora ?

Ecco l'articolo:

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Massimo Gaggi

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Bernie Sanders

«Come ti chiami?», «Bernie Sanderswitsky, ma quando arriverò in America cambierò nome: suona troppo ebreo». E’ uno dei passaggi più divertenti del duetto televisivo andato in onda sabato sera durante il Saturday Night Live : lo scrittore e attore satirico Larry David, ebreo anche lui, che spesso imita Sanders in Tv, nei panni di un viaggiatore su un transatlantico d’inizio Novecento che discute col vero Bernie, travestito da povero immigrato socialista ebreo che attraversa con lui l’Atlantico per andare a cercare fortuna in Usa. La vittoria di Sanders in New Hampshire fa sensazione non solo per le dimensioni e per il forte messaggio socialista, così insolito per le tradizioni politiche di un’America da sempre allergica al marxismo, ma anche perché è la prima nella storia di un candidato ebreo che si impone in una competizione elettorale Usa.

Anche la settimana scorsa le primarie avevano fatto storia: Cruz primo ispanico vittorioso in Iowa. Per gli ebrei, comunità piccola ma autorevole e potente, c’è, però, una sensibilità particolare. «Mai un presidente nero, italiano o ebreo» recitava un vecchio detto americano, caduto in disuso dopo l’elezione di Obama. I tabù sono fatti per essere abbattuti, ma fin qui la Casa Bianca è stata davvero «off limits» per gli ebrei, anche per loro scelta. I due che si sono presentati fin qui, il senatore della Pennsylvania Arlen Specter e quello del Connecticut, Joe Lieberman, sono stati sconfitti nel 1996 e nel 2004. E Lieberman, il candidato più forte, non fu appoggiato nemmeno dagli ebrei: temevano che una sua vittoria avrebbe alimentato l’antisemitismo e che gli ebrei sarebbero stati considerati in qualche modo responsabili dei sacrifici richiesti dalle manovre di risanamento.

Un rischio anche per Sanders. E c’è uno scenario ancora più insidioso: se saranno Trump e Sanders ad avere la «nomination», scenderà in campo Michael Bloomberg: miliardario di Wall Street, anche lui ebreo. Chissà cosa potrà uscire dalle labbra di Trump.

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, telefonare 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante 


lettere@corriere.it

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