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Corriere della Sera Rassegna Stampa
23.08.2015 'L'islamismo ci ha dichiarato guerra, l'Occidente adesso deve combattere'
Pascal Bruckner intervistato da Stefano Montefiori

Testata: Corriere della Sera
Data: 23 agosto 2015
Pagina: 8
Autore: Stefano Montefiori
Titolo: «Il filosofo Bruckner: 'Ci dichiarano guerra, l'Occidente combatta in Medio Oriente'»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 23/08/2015, a pag. 8, con il titolo "Il filosofo Bruckner: 'Ci dichiarano guerra, l'Occidente combatta in Medio Oriente' ", l'intervista di Stefano Montefiori al filosofo Pascal Bruckner.

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Stefano Montefiori, Pascal Bruckner

«Ci hanno dichiarato una guerra che durerà molti anni, e nella quale ci sono diversi fronti. Il più importante è in Medio Oriente. Poi abbiamo dei soldati perduti in Europa che si sentono investiti di una missione, i loro capi ripetono “dovete uccidere”. L’Europa dovrebbe accettare di combattere questa guerra fino in fondo, e inviare un’armata in Medio Oriente, là dove si trova la testa del serpente». Pascal Bruckner, negli anni Settanta nouveau philosophe anti-marxista come i suoi amici André Glucksmann e Bernard-Henri Lévy, ha spesso preso le parti dell’Occidente contro il suo demone, quello dell’eterno senso di colpa. A fine giugno Bruckner ha scritto un articolo su Le Point — «Andiamo verso una guerra civile?» — in cui esponeva il timore di una reazione violenta contro gli attentati islamici. Poi ci sono state la decapitazione di Lione, e la strage mancata di venerdì.

Gli attentati puntano a scatenare una reazione e una guerra tra le comunità in Francia? «Credo che gli obiettivi siano molti, uno è sicuramente quello di spingere i cittadini gli uni contro gli altri. I terroristi sperano che ci siano delle rappresaglie, sognano che i francesi reagiscano attaccando i connazionali di religione musulmana. Gli attentati islamici puntano a seminare il terrore, certo, a dimostrare l’onnipotenza dello Stato islamico o comunque delle formazioni terroristiche, e soprattutto cercano di innescare risposte violente che porterebbero altri discepoli al Califfo. Ma i francesi, gli europei, si stanno comportando in modo molto civile, senza violenze. Per adesso riusciamo a non confondere gli estremisti con la maggioranza dei musulmani».

Che cosa dovrebbe fare l’Europa, per fermare gli attacchi? «Formare un vero esercito in Medio Oriente e combattere sul serio la guerra che ci è stata dichiarata. Partecipare in modo più convinto alla coalizione. Una sconfitta militare dello Stato Islamico sarebbe una pessima notizia per gli estremisti e darebbe coraggio ai moderati. Stiamo lasciando gli americani soli con i loro alleati turchi, sauditi e qatarioti. Alleati di dubbia affidabilità, visto che sono loro ad avere creato e finanziato lo Stato Islamico».

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La "risposta" dell'Occidente al terrorismo islamico

Se c’è qualcosa da rimproverare agli europei, quindi, non è tanto qui ma sul fronte militare in Medio Oriente. «È così, lo Stato Islamico va distrutto, bisogna eliminarli con tutti i mezzi. Quanto alle nostre società, ogni Paese è diverso ma mi pare che in Francia facciamo molto, siamo piuttosto vigilanti sulla laicità e assai diversi rispetto al mondo anglosassone. Se siamo diventati il bersaglio preferito dei terroristi è anche perché resistiamo meglio all’ondata islamista».

Dalle leggi sul velo nelle scuole e poi sul burqa, la Francia sembra essere diventata il cuore della lotta. «Senza dubbio, e qui c’è una grande differenza con gli americani e gli anglosassoni in generale. Quando insegno negli Stati Uniti ci sono delle donne che vengono in classe completamente coperte dal velo, la trovo una cosa scioccante ma in America è normale. Nei giorni di Charlie Hebdo i media americani si sono dimostrati fin troppo prudenti. Su questo c’è un fossato culturale con gli Stati Uniti, che vivono in una schizofrenia terribile: hanno Guantánamo, praticano le esecuzioni extra-giudiziali, ogni giorni i loro droni uccidono dei terroristi, ma poi in casa sono attenti a non urtare le suscettibilità».

Che cosa pensa del futuro? Se siamo in guerra, potremo continuare a vivere, a viaggiare normalmente? «Dopo l’11 settembre 2001 tutto è cambiato, quella normalità non esiste più, viviamo in una sorta di guerra mondiale che è stata dichiarata alla Francia il 7 gennaio 2015 con l’attentato a Charlie Hebdo . I cittadini resistono con molto sangue freddo, ma nelle guerre ci sono vittorie e sconfitte. Stavolta ci è andata bene ma non abbiamo ancora visto niente, credo che succederanno molte altre cose orribili e imprevedibili. Non sono né ottimista né pessimista ma dobbiamo restare all’erta. Ogni mattina ci si sveglia pensando “dove colpiranno stavolta”. Viviamo camminando sul filo, tra paranoia e incoscienza. Ma non possiamo fare altrimenti ».

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