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Corriere della Sera Rassegna Stampa
01.02.2015 Essere neutrali ? è da vili, ipocriti, perdenti
Il romanzo di Arnon Grunberg, commentato da Daria Gorodisky

Testata: Corriere della Sera
Data: 01 febbraio 2015
Pagina: 13
Autore: Daria Gorodisky
Titolo: «Neutralità, missione impossibile»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA/LETTURA di oggi, 01/02/2015, a pag.13. con il titolo "Neutralità, missione impossibile", la recensione di Daria Gorodisky a un libro di Arnon Grunberg " L'Homme sans maladie "non ancora uscito in italiano.


Arnon Grunberg

 

Si può pensare di essere neutrali senza pagarne le conseguenze? 0 meglio: si può davvero credere che predicare «equidistanza» politica o pacifismo garantisca immunità? Il libro più recente dell'olandese Arnon Grunberg è un buono strumento per capire quanto l'idea sia illusoria, ipocrita, vile, insomma perdente. Grunberg lo spiega in un romanzo ambientato tra Svizzera, Iraq e Dubai, e con forti richiami ai fatti di cronaca, al terrorismo e al rapporto fra Occidente e mondo islamico. Lo fa con quell'umorismo nero e quella capacità di rimestare nei meandri dell'animo umano tipicamente suoi. Del resto in Italia conosciamo da una decina di anni e di titoli (gli ultimi con Feltrinelli, prima con Instar Libri) questo quarantenne, che a volte si è firmato Marek van der Jagt. Un  ribelle con talento: a 17 anni viene cacciato dal liceo e, in risposta, fonda una sua casa editrice «specializzata in letteratura tedesca non ariana». Poi comincia a scrivere e, a 23 anni, sforna il suo primo bestseller europeo, Lunedì blu. Da allora è successo internazionale, le sue opere sono tradotte in 27 lingue. L'ultimo lavoro (è del 20i2, ma quant'è attuale) per adesso non è disponibile in italiano, però è appena uscito in francese per le Editions Héloise d'Ormesson con il titolo L'Homme sans maladie. E infatti il protagonista Samaranda Ambani — per tutti, guarda caso, semplicemente Sam — è proprio uomo senza «malattie»: niente emozioni forti, passionalità azzerata, è ordinato, disciplinato, architetto votato «a rendere la vita delle persone più facile e più bella». E indiano, ma ci tiene a negare ogni riferimento alle proprie radici dietro lo scudo di un passaporto svizzero. Così anche quando, chiamato a Bagdad per progettare un teatro dell'opera, viene rapito e torturato da miliziani, è soltanto se stesso che incolpa: «Me la sono cercata». E a Dubai, dove è condannato a morte con la falsa accusa di appartenere al Mossad e aver preso parte all'uccisione di un capo terrorista di Hamas, Sam è convinto che tanto non potrà accadergli nulla di male: «Sono svizzero, sono neutrale», ripete senza scomporsi ai suoi carcerieri. Quelli lo ascoltano. E ridono, ridono...

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lettere@corriere.it

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