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Corriere della Sera Rassegna Stampa
19.09.2014 Sergio Romano e i rapporti tra Hamas e i Fratelli musulmani
Lettere al Corriere: risponde Sergio Romano

Testata: Corriere della Sera
Data: 19 settembre 2014
Pagina: 61
Autore: Sergio Romano
Titolo: «La religione in politica e le contraddizioni arabe»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 19/09/2014, a pag. 61, con il titolo "La religione in politica e le contraddizioni arabe", la lettera di Carmen Bellavista e la risposta di Sergio Romano.
Nell'articolo di Romano non mancano le ambiguità. Cosa significa esattamente "tutti i Paesi arabi avrebbero dovuto sostenere Gaza contro Israele"? Forse che avrebbero dovuto appoggiare il terrorismo di Hamas?(cosa che, in ogni caso, molti di essi continuano a fare).
Il peggio è però la definizione di Hamas come "una organizzazione che il Cairo considera una costola della Fratellanza musulmana". Hamas è una diretta emanazione della Fratellanza musulmana, una sua parte a pieno titolo. Tanto che, durante il governo dei Fratelli musulmani in Egitto, l'invio di materiale militare attraverso il Sinai è stato continuo e massiccio, e ha contribuito in modo decisivo a dare a Hamas un autentico arsenale militare che quest'estate ha scatenato contro Israele.
Hamas non viene neanche definita per quella che è, ovvero una organizzazione terroristica,da Ue e Onu. 


Sergio Romano


Terroristi di Hamas a Gaza

II Sole24 Ore pone una domanda alla Amministrazione Usa: «Per spegnere l'incendio (in Medio Oriente), vi rivolgete ai piromani, come Arabia Saudita e Qatar, dai quali continuano a partire ingenti risorse per alcuni gruppi terroristici? Può anche essere una tattica giusta, basta non rivestirla di richiami alla morale a alla democrazia». Riesce a ripescare dalla sua memoria storica casi analoghi?

Carmen Bellavista
carmenbellavista outlook.com

Cara Signora,
Nella storia c'è di tutto e non sarebbe difficile trovare qualche precedente, ma preferisco rispondere alla sua domanda cercando di spiegare perché nella grande crisi medio-orientale questi matrimoni di comodo fra Stati alquanto diversi siano più frequenti che altrove. I maggiori protagonisti, benché uniti in linea di principio da una stessa fede religiosa, perseguono nella realtà obiettivi nazionali spesso contrastanti. L'Arabia Saudita è uno Stato teocratico fondato su una missione terrena (la custodia dei luoghi santi) e la rappresentanza di una particolare versione dell'Islam, il wahhabismo, dal nome di Aba Al Wahhab, un riformatore sunnita che mori alla fine del Settecento. Per lo Stato sunnita dei Saud, quindi, l'Iran è uno Stato scismatico e un potenziale nemico. II Regno ha cercato di impedire i negoziati nucleari avviati dagli Stati Uniti dopo l'elezione di un nuovo presidente iraniano e, in qualche circostanza, ha avuto verso Barack Obama un atteggiamento fortemente polemico. Ma non è meno ostile e aggressivo quando trova sulla sua strada un movimento sunnita che potrebbe insidiare il suo primato religioso. Il maggiore avversario in questo campo è la Fratellanza musulmana, fondata al Cairo nel 1928. Quando nel luglio del 2013 il generale Al Sisi ha organizzato al Cairo un colpo di Stato militare contro il leader della Fratellanza Mohamed Morsi, eletto alla presidenza della Repubblica egiziana un anno prima, l'Arabia Saudita non ha esitato a sostenere i militari. Abbiamo assistito così alla paradossale alleanza tra uno Stato teocratico e un regime che non esita ad arrestare e processare i militanti di una delle maggiori organizzazioni musulmane. Di questa convergenza fra interessi egiziani e sauditi abbiamo avuto conferma anche durante l'ultima guerra di Gaza. Tutti i Paesi arabi avrebbero dovuto sostenere Gaza contro Israele, ma l'Egitto e l'Arabia Saudita non avevano alcuna intenzione di favorire Hamas, una organizzazione che il Cairo considera una costola della Fratellanza musulmana. Questa linea sembra essere condivisa dagli Emirati Arabi Uniti e spiega perché le loro forze aeree abbiano recentemente partecipato con quelle dell'Egitto al lancio di missili contro i gruppi militari ispirati dalla Fratellanza in Cirenaica. Questi episodi dimostrano quanto sia poco realistico rappresentare l'Islam come una minaccia globale per l'Occidente democratico e la civiltà cristiana. Anche nel mondo musulmano, come negli Stati europei dopo la Riforma di Lutero, la religione diventa rapidamente strumento di ambizioni politiche e gli interessi politici finiscono per prevalere sui valori della fede.

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lettere@corriere.it

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