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Corriere della Sera Rassegna Stampa
15.09.2014 La Merkel denuncia l'antisemitismo, l'Europa invece tace
Commento di David Bidussa

Testata: Corriere della Sera
Data: 15 settembre 2014
Pagina: 31
Autore: David Bidussa
Titolo: «L'Europa contro l'antisemitismo»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 15/09/2014, a pag. 31, con il titolo "L'Europa contro l'antisemitismo", il commento di David Bidussa.
La cronaca dell'intervento di Angela Merkel è su tutti i quotidiani, un discorso quanto mai opportuno.


David Bidussa                    Angela Merkel


La manifestazione di ieri davanti alla Porta di Brandeburgo

La scena di ieri alla Porta di Brandeburgo, è destinata ad entrare nelle fotografie che hanno fatto la storia della Germania come storia dell'umanità. Per il luogo, ma anche per la responsabilità che la politica prende su di sé quando molte voci tacciono. Il luogo prima di tutto. Si potrebbe pensare alla sera del 9 novembre 1989 quando migliaia di persone si riversarono laddove fino a pochi attimi prima si esprimeva il confine e la frattura della Germania. Oppure alla scena poche ore dopo, sempre lì, sullo spazio improvvisamente aperto che porta Rostropovich a suonare il suo violoncello di fronte a quella soglia che lo divideva da quel mondo da cui era fuggito ma verso il quale sarebbe voluto tomare volentieri, pur senza nostalgie. In quelle due immagini, la Germania e per essa il mondo mettevano il naso guardando al di là del vecchio confine per tentare di ricostruire un ponte e riprendere a dialogare.
La responsabilità, in seconda istanza. Varsavia, 7 dicembre 1970. Fuori protocollo, il Cancelliere tedesco Willy Brandt si mette in ginocchio di fronte al monumento che ricorda il luogo in cui una volta sorgeva il Ghetto di Varsavia. In quel gesto stavano molte cose. Quella più evidente: il capo di un governo che allora corrispondeva a una parte della Germania, prendeva su di sé pubblicamente e ufficialmente la responsabilità del passato del suo Paese. Quella meno evidente: Willy Brandt rendeva omaggio alle vittime di una Germania che non era la sua, ma di cui doveva e voleva farsi carico. Brandt, in nome della sua storia, della storia di una Germania, infatti avrebbe potuto dire: «gli atti di quella parte non mi riguardano. Io ho combattuto dall'altra parte». Era vero ma una figura pubblica se vuole essere un politico deve essere in grado di andare oltre se stesso e, allo stesso tempo, affermare il senso e il ruolo della responsabilità che lo coinvolge in quanto figura pubblica. Lo stesso è accaduto a Angela Merkel ieri. Qualcuno potrà vedervi il gesto reiterato della Germania democratica che non dimentica il passato e perciò decide di esserci. Ma anche decide di non limitarsi a testimoniare con la propria presenza, e dunque va oltre. Prendere la parola ieri alla Porta di Brandeburgo non riguardava tanto il passato quanto, soprattutto, il futuro.
Il passato. Prendere la parola ieri ha significato assumere su di sé il compito di rispondere preventivamente ai piccoli o limitati segni di un possibile ritorno dell'antisemitismo nel proprio territorio.
ll futuro. Nelle parole e nella presenza di Angela Merkel alla Porta di Brandeburgo ieri c'era anche molto di più. Questo di più non riguarda solo i tedeschi, ma anche cittadini di una cosa che si chiama Unione europea. Insomma noi. Angela Merkel era lì e ha preso la parola per tutti noi europei che di fronte ai segnali delle nuove intolleranze che qua e là per l'Europa tornano a segnare luoghi carichi di memoria e di storia non abbiamo parlato. C'era un segnale da dare e a darlo doveva essere l'Europa. Non l'ha dato il presidente della Commissione europea e allora in sostituzione lo ha dato la figura che molti guardano con sospetto essere il leader politico dell'Europa. Anche questo c'era nella scena di ieri. E forse questo, fra tutti i segnali, evidenti e meno evidenti, è quello che ci dovrebbe dare da pensare su cosa significa oggi assumersi la responsabilità di fare una politica europea.

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lettere@corriere.it

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