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Corriere della Sera Rassegna Stampa
12.09.2014 Scenario nero in Iraq. Ma in Siria è ancora peggiore
Commento di Lorenzo Cremonesi

Testata: Corriere della Sera
Data: 12 settembre 2014
Pagina: 16
Autore: Lorenzo Cremonesi
Titolo: «La Siria non è l'Iraq: sul terreno mancano partner credibili»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 12/09/2014, a pag. 16, con il titolo "La Siria non è l'Iraq: sul terreno mancano partner credibili", il commento di Lorenzo Cremonesi.


Lorenzo Cremonesi


Peshmerga curdi, gli unici alleati fidati del Mondo libero in Iraq

Difficile, ma non impossibile, in Iraq. Molto più complicato, se non destinato al fallimento, in Siria. Si possono riassumere così le chance di successo del nuovo piano di intervento militare americano contro i jihadisti dello Stato Islamico. I motivi sono emersi sin da giugno. Sebbene l'autoproclamato «Califfato» si presenti come un entità transnazionale omogenea di sunniti fanatici a cavallo tra i confini di Siria e Iraq, in realtà la sua presenza nei due Paesi è molto diversificata. E diverse sono le rispettive realtà sociali e militari. Ne consegue che anche le azioni d'attacco Usa incontreranno problematiche differenti. In Iraq gli americani hanno una rodata tradizione di intervento «muscolare», che risale all'invasione del 2003 e addirittura alla guerra del 1991. L'handicap di non avere «boots on the ground», come promette il presidente Obama al suo elettorato, sarà ovviato dalla presenza di truppe «alleate» sul posto. Alleati affidabili? A fianco del nuovo governo a Bagdad, ancora tutto da verificare per tenuta e affidabilita, e dei più fidati ma deboli peshmerga curdi, ci sono le infide milizie sciite, coadiuvate in modo massiccio dagli stessi pasdaran iraniani. Infine l'esercito nazionale iracheno, addestrato e armato dagli Stati Uniti, si è dimostrato un fallimento totale contro i jihadisti. E le promesse di ricostruirlo adesso non possono che lasciare molto freddi (oltreché sollevare inquietanti domande sul futuro dell'Afghanistan). Una coalizione complicata dunque, che rischia di sfruttare i raid Usa per continuare la propria guerra settaria contro i sunniti. Ma è in Siria che lo scenario si fa nero. Nonostante le parole di Obama, qui le milizie «alleate» sono morte e sepolte ormai da tempo. I jihadisti le hanno sterminate o assorbite nei loro ranghi quasi ovunque. Come se non bastasse, martedì sera un attentato ha ucciso ben 48 leader delle ultime brigate relativamente «laiche» radunati presso il villaggio di Sarmada, una ventina di chilometri dal confine turco. I responsabili? Non sono chiari, forse i jihadisti, o i sicari di Damasco, oppure una faida interna. Anche l'Esercito Siriano Libero ormai esiste solo sulla carta, non è più capace di incidere nel Paese. Resta la dittatura a Damasco, ben contenta di cooperare con Washington, che però gli americani considerano responsabile del tracollo del Paese e di crimini orribili contro la sua stessa popolazione civile. La verità è che in Siria non ci sono più partner credibili.

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