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Corriere della Sera Rassegna Stampa
20.07.2014 Sotto esame l'imparzialità dell'informazione sulla guerra Israele-Hamas
Cronaca di Viviana Mazza

Testata: Corriere della Sera
Data: 20 luglio 2014
Pagina: 12
Autore: Viviana Mazza
Titolo: «Social media, se l’imparzialità va in crisi»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi 20/07/2014, a pag. 12, l'articolo di Viviana Mazza dal titolo "Social media, se l’imparzialità va in crisi".

Occuparsi del modo in cui i mezzi di informazione trattano la guerra tra Israele e Hamas, come fa Viviana Mazza in questo articolo, è un primo passo. Il punto di arrivo dovrebbe essere la chiara denuncia della parzialità della maggior parte di essi, se non dell'aperta opera di disinformazione che compiono.

Che ciò riguardi ormai anche i media americani è ampiamente dimostrato dai casi citati nell'articolo.
Un altro esempio di ciò, che segnaliamo ai nostri lettori, si trova in questo video postato nel canale You Tube del Washington Post, un cartone animato nel quale Netanyahu è rappresentato nell'atto di prendere ripetutamente a pugni un neonato (davanti a un terrorista di Hamas):

https://www.youtube.com/watch?v=KtmUL4IVIq4


Diana Magnay

Di seguito, l'articolo:


Viviana Mazza


Se la copertura mediatica del conflitto israelo-palestinese è sempre oggetto di polemiche, a moltiplicarle contribuisce la tendenza dei giornalisti ad esprimere la propria opinione sui social media. Così nei giorni scorsi due importanti network americani si sono trovati a dover difendere la propria immagine.
La Cnn ha riassegnato alla sede di Mosca una reporter di guerra, Diana Magnay. La ragione: un tweet della giornalista. Mentre osservava i raid su Gaza dalla città di Sderot, spesso colpita dai razzi provenienti dalla Striscia, ha scritto su Twitter: «Gli israeliani sulla collina su Sderot esultano mentre le bombe piombano su Gaza, e minacciano di distruggere la nostra auto se dico una parola sbagliata. Feccia». La tv ha deciso di tutelare la propria imparzialità e ha trasferito Magnay.
Un’altra tv americana, la Nbc , invece, si è trovava sotto accusa dopo aver fatto rientrare da Gaza il giornalista egiziano-americano Ayman Mohyeldin, diventato una star durante la guerra a Gaza nel 2009 (al tempo lavorava per Al Jazeera , ma anche Gideon Levy su Haaretz lo definì un eroe). Elogiato da più parti per il modo bilanciato di seguire la crisi, è stato invece accusato dai media conservatori di favorire il lato palestinese. Nei giorni scorsi dopo aver assistito all’uccisione di 4 bambini palestinesi con cui aveva giocato a calcio poco prima sulla spiaggia, ha scritto su Facebook: «Il dipartimento di Stato ha appena detto che Hamas è responsabile per il raid israeliano e l’uccisione dei bambini perché Hamas non accetta la tregua. Discutetene tra di voi». Improvvisamente è stato sostituito da un altro noto giornalista della Nbc , Richard Engel, senza convincenti spiegazioni, suscitando le critiche di giornalisti dentro e fuori il network. Ma alla fine, la Nbc , accusata di censura, ha ceduto alle pressioni: Mohyeldin ha annunciato su Twitter il suo ritorno a Gaza: «Orgoglioso dell’impegno di Nbc a seguire il lato palestinese della storia».
Le polemiche hanno colpito anche gli opinionisti, accusati di essere andati «troppo oltre». Jon Stewart che nel suo programma tv«Daily Show» usa la satira per discutere «seriamente» di attualità, è stato definito «un ebreo che odia se stesso» per le critiche ai raid israeliani e agli inviti ai palestinesi a lasciare le proprie case: «E dove dovrebbero andare?». Il comico Bill Maher è tacciato di razzismo e sessismo per aver twittato: «Avere a che fare con Hamas è come avere a che fare con una donna pazza che cerca di ucciderti: puoi solo stringerle i polsi prima di prenderla a schiaffi». Nel loro caso, prendere parte è più ovvio. Ma i social media trasformano tutti in opinionisti.

Per esprimere la propria opinione al Corriere della Sera, telefonare al numero 02/62821 oppure cliccare sulla e-mail sottostante

lettere@corriere.it

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