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Corriere della Sera Rassegna Stampa
14.04.2014 Ayaan Hirsi Ali: laurea negata per pavidità e conformismo
L'opinione di Pierluigi Battista

Testata: Corriere della Sera
Data: 14 aprile 2014
Pagina: 33
Autore: Pierluigi Battista
Titolo: «La laurea negata per ostracismo»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 14/04/2014, a pag.33, l'articolo di Pierluigi Battista dal titolo "La laurea negata per ostracismo".
Sulla vicenda della mancata laurea honoris causa ad Ayaan Hirsi Ali, si veda la pagina di IC il 10/04/2014, al seguente link:
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=16&sez=120&id=53014

Ecco l'articolo:



Pierluigi Batttista        Ayaan Hirsi Ali


In altri tempi (mica tanto, solo alcuni fa) qualche voce di protesta si sarebbe fatta sentire. Qualcuno avrebbe considerato un po’ scandaloso l’ostracismo della Brandeis University di Boston ai danni di Ayaan Hirsi Ali.
Una laurea honoris causa negata all’ultimo momento per pavidità e conformismo. Un atto ostile verso una donna che ha scritto un libro formidabile, Infedele , per raccontare la sua sofferta apostasia. La sua fuga disperata da un’infanzia segnata dalle mutilazioni genitali. Da una società oppressiva in cui la donna è schiacciata nella propria inferiorità, e deve leggere di nascosto, subire in silenzio lo stupro consacrato dai guardiani della fede, sottomettersi senza fiatare ai matrimoni combinati dai padri-padroni fanatici. Un atto ostile verso una donna coraggiosa inseguita da una condanna a morte perché ha osato ribellarsi, scappare verso l’Olanda, scrivere la sceneggiatura di «Submission» il cortometraggio sull’oppressione delle donne islamiche diretto da Theo Van Gogh, il regista olandese ammazzato con coltellate rituali nelle vie di Rotterdam. E poi scappare dall’Olanda per rifugiarsi negli Stati Uniti, da sempre rifugio di libertà, meta delle «masse oppresse e soffocate», come recita la poesia incisa sulla Statua della Libertà. Anche se un pugno di professori impauriti di Boston non ne vuole più sapere e gli oppressi come Ayaan Hirsi Ali ha cominciato ad ostracizzarli.
Nessuno protesta perché la questione dei diritti umani fondamentali, della democrazia, della libertà dei popoli è stata sradicata dall’agenda dei governi, cancellata nell’opinione pubblica internazionale. Le questioni della sicurezza e dell’interscambio economico hanno annullato ogni attenzione verso le vittime di regimi oppressivi. La ferocia di Assad in Siria? Non importa più nessuno, importa la conservazione dello status quo. E Putin che mette in galera chi dissente? Macché, fa paura la sua potenza militare ed economica e gli intellettuali d’Occidente si infatuano per il macho a torso nudo, mica per chi chiede il rispetto dei diritti civili a Kiev. E la Cina che si è mangiata il Tibet, facendo strage dei monaci e distruggendo nei decenni monasteri e luoghi di culto? Meglio non parlarne, e sperare che i governanti più recalcitranti al realismo politico non si mettano in testa di accogliere amichevolmente il Dalai Lama. Bisogna stare attenti: perché nella neo-lingua internazionale chi ancora insiste con quei ferrivecchi che si chiamano democrazia, libertà, diritti umani è considerato un fomentatore di disordine, un idealista che pretende di intralciare i dittatori che fanno e hanno fatto buon uso della polizia politica, dell’uso sistematico della tortura, della soppressione brutale dei dissidenti. Ayaan Hirsi Ali cacciata dall’Università di Boston? Per carità, silenzio. I diritti umani valgono solo per noi, gli altri si arrangino. La «globalizzazione dell’indifferenza», diceva Papa Francesco. Eccola

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