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Corriere della Sera Rassegna Stampa
30.04.2013 Siria: il giornalista Domenico Quirico scomparso da tre settimane
cronaca di Lorenzo Cremonesi

Testata: Corriere della Sera
Data: 30 aprile 2013
Pagina: 19
Autore: Lorenzo Cremonesi
Titolo: «Giornalista italiano scomparso in Siria da tre settimane»

Inviato in Siria dalla STAMPA, Domenico Quirico non dà notizie di sè da venti giorni. I lettori di IC conoscono i suoi servizi dalle zone di guerra, che riprendiamo regolarmente, apprezzandone, oltre alla grande capacità di scrittura, l'onestà che riflettono quando racconta le tragedie del mondo arabo/musulmano.
Giustamente Mario Calabresi, direttore della STAMPA scrive " Quirico è uno dei giornalisti italiani più seri e preparati nell'affrontare situazioni a richio", un giudizio che condividiamo in pieno.
Aggiungiamo anche uno dei rari cronisti che racconta quello che vede, senza essere influenzato da alcuna ideologia terzomondista, lo 'stile', della maggior parte dei giornalisti 'esperti' di Medio Oriente.
Il capostipite fu Igor Man, trombettiere dei despoti arabi, sodale di Arafat del quale raccontava le gesta criminali, osannandolo, e sempre inchiodato all'odio verso Israele, sulle pagine del quotidiano torinese, specializzato nel descrivere eventi comodamente seduto al bar dei grandi alberghi, altro che zone di guerra !
Quale cambiamento con Domenico Quirico, anche se il fantasma del trombettire aleggia ancora sulla STAMPA, fatto risorgere con quel 'premio' -ridicolo oltre che patetico- a lui intitolato.
Ci auguriamo il ritorno - sano e salvo - di Domenico Quirico, che fa onore, con la sua onestà intellettuale, ad una professione spesso così marchettara.

Invitiamo i lettori di IC a manifestare la propria solidarietà a Domenico Quirico, scrivendo a Mario Calabresi, direttore della Stampa:
direttore@lastampa.it


Domenico Quirico

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 30/04/2013, a pag. 19, l'articolo di Lorenzo Cremonesi dal titolo "Giornalista italiano scomparso in Siria da tre settimane".


Siria

Inviato di punta del giornalismo italiano. Un reporter che crede nella necessità di essere sul posto per raccontare in presa diretta ciò che vede. E un solitario, un tipo che non esita ad andare sulle «carrette del mare» con decine di immigrati disperati, in Libia al momento della caduta di Tripoli, nella Somalia delle milizie, nel cuore del conflitto nel Mali con i jihadisti, ben quattro volte nella Siria sconvolta dalla guerra civile negli ultimi due anni: un reporter che a 61 anni parte ancora con sacco a pelo e zaino ridotto al minimo. Questo è Domenico Quirico, storico inviato della Stampa di cui si sono perse le tracce nella regione di Homs dalla seconda settimana di aprile.
La notizia della sua scomparsa l'ha scritta ieri pomeriggio sul sito del quotidiano torinese lo stesso direttore Mario Calabresi. «Da venti giorni abbiamo perso i contatti con il nostro inviato in Siria per una serie di reportage dalla zona di Homs. Due settimane di ricerche coordinate dall'Unità di crisi della Farnesina non hanno dato sinora alcun risultato concreto», osserva per spiegare la scelta di rendere pubblica la vicenda nella speranza che ciò possa contribuire alla raccolta di informazioni. Gli scarni dettagli del viaggio di Quirico sono ancora forniti da Calabresi. È entrato in Siria il 6 aprile dal Libano. Sul confine libanese sono presenti le milizie sciite dell'Hezbollah (Il Partito di Dio) filo-regime siriano. Qui circa due mesi fa venne rapita la troupe di Paul Wood, inviato della Bbc. Si è saputo poi che a venderli ad un gruppo di banditi locali è stato il loro autista. Wood e i suoi si sono liberati da soli meno di una settimana dopo, ma al prezzo di una colluttazione a suon di pugni e calci.
Quirico era diretto a Homs, uno dei poli più caldi della rivoluzione. Da qui, scrive Calabresi, intendeva spingersi, «se ce ne fosse stata la possibilità, fino alla periferia di Damasco». Un viaggio estremamente complicato. Lo stesso 6 aprile il giornale gli aveva comunicato del rapimento dei quattro giornalisti italiani nel Nord del Paese (Amedeo Ricucci, Elio Colavolpe, Andrea Vignali e Susan Dabbous), liberati una settimana dopo. Lui non si fa intimorire. Quando venne rapito in Libia nell'agosto del 2011, assieme ai due colleghi del Corriere della Sera Elisabetta Rosaspina e Giuseppe Sarcina, oltre all'inviato di Avvenire Claudio Monici, promise che nel Paese sarebbe tornato appena possibile. E infatti stava a Tripoli solo pochi mesi dopo.
L'8 aprile manda un messaggio dalla Siria alla moglie. Il giorno dopo invia un sms alla collega della Rai, Maria Gianniti, per dire che è sulla strada di Homs. Al giornale fa sapere che ora starà in silenzio. Da molti mesi i russi hanno consegnato all'esercito di Bashar Assad sofisticati strumenti per localizzare le comunicazioni telefoniche e soprattutto i satellitari. «Prima di partire ci aveva avvisato che non avrebbe scritto niente mentre era in Siria e che per circa una settimana sarebbe rimasto in silenzio», nota ancora Calabresi.
Ma con il passare dei giorni il silenzio diventa preoccupazione. Il 15 aprile la Stampa avvisa l'Unità di Crisi della Farnesina: scattano le ricerche. Un incidente? Rapito da banditi? Preso dai lealisti o da qualche brigata fondamentalista? Non è neppure da escludere che sia nascosto alla periferia di Damasco. Le nostre fonti contattate nella regione di Aleppo fanno sapere che tra Homs e la capitale sono posizionate le brigate del Nuovo Esercito Siriano guidate dal generale Fatih Hassun, il meglio del fronte della rivoluzione. Qui è presente in forze anche la brigata Al Farouq. Ma non mancano le soldataglie della Shabiha, i paramilitari pro-Bashar molto pericolosi. La neo-ministro degli Esteri, Emma Bonino, promette di occuparsi personalmente del caso. Ma potrebbe occorrere tempo. Ancora non si sa nulla del cooperante italiano sparito oltre cinque settimane fa. La quasi totalità delle organizzazioni umanitarie straniere ha vietato al personale internazionale di entrare in Siria.

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