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Corriere della Sera Rassegna Stampa
31.05.2010 Le comunità ebraiche rispondono alle dichiarazioni di Bernabei sulla presunta lobby finanziaria
Cronaca e intervista a Renzo Gattegna di Mario Cremonesi

Testata: Corriere della Sera
Data: 31 maggio 2010
Pagina: 23
Autore: Mario Cremonesi
Titolo: «Accuse alle lobby anti-Chiesa. Protestano le comunità ebraiche - Gattegna: certe parole ricordano le tesi del secolo scorso»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 31/05/2010, a pag. 23, l'articolo di Mario Cremonesi dal titolo " Accuse alle lobby anti-Chiesa. Protestano le comunità ebraiche " e la sua intervista a Renzo Gattegna dal titolo " Gattegna: certe parole ricordano le tesi del secolo scorso ".
Ecco i due articoli:

" Accuse alle lobby anti-Chiesa. Protestano le comunità ebraiche "


Riccardo Pacifici, Yasha Reibman

MILANO — Il più lapidario è Ettore Gotti Tedeschi: «Pur riconoscendo che Bernabei è un uomo di grandissimo prestigio, non sono per niente d’accordo con le sue affermazioni». La sintetica dichiarazione del presidente dello Ior, la banca vaticana, restituisce bene l’opinione diffusa nel mondo cattolico riguardo alle parole di Ettore Bernabei: grande rispetto per il presidente per antonomasia della Rai, che guidò dal 1958 al 1974, ma ferma presa di distanza da quelle opinioni.

Intervistato da Aldo Cazzullo, Bernabei parla infatti di «attacchi alla Chiesa» da parte della «lobby della finanza globalizzata» e poi accenna alla «finanza protestante ed ebraica» che prese di mira l’Italia negli anni ’60. Affermazioni che ieri hanno spinto l’Ucei, l’Unione delle comunità ebraiche, a riunirsi per mettere a punto una risposta.

Per il direttore dell’Osservatore Romano, Gian Maria Vian, si può parlare di stupore. «Io — spiega — non sono per nulla d’accordo con queste considerazioni. Per quanto conosco Bernabei, di cui io ho stima, ciò mi sembra in contraddizione con quello che lui pensa e ha fatto negli ultimi anni». Il direttore del quotidiano vaticano si riferisce alla Lux Vide, la società di produzione fondata dallo stesso Bernabei: «Da quando ha lasciato la dirigenza pubblica, con Lux ha realizzato una quantità enorme di film di argomento religioso e quindi anche ebraico. Fin all’ultimo caso, "Sotto il cielo di Roma" su Pio XII, che è in sostanza la storia di una famiglia ebrea. E lui ha sempre tenuto ad avere dei consulenti anche di parte ebraica». Detto questo, Vian non vuole lasciare dubbi: «Ma io certo con quelle dichiarazioni non posso essere d’accordo. Sono stereotipi che non aiutano a comprendere la realtà e anzi potrebbero risultare pericolosi».

Anche Marco Tarquinio, il direttore di Avvenire, prende le distanze con decisione: «Ha poco senso — riflette — aggettivare religiosamente certa grande finanza, è assurdo parlare di finanza protestante o ebraica». Semmai, secondo Tarquinio, «se del malumore ci può essere in certi ambienti finanziari per le posizioni molto chiare assunte dalla Chiesa cattolica nella Caritas in veritate, certo non sono influenzate da valutazioni di tipo religioso». Conclude il direttore: «Il punto è l’impatto fortissimo del richiamo a una finanza etica».

Ma la comunità ebraica è costernata. Riccardo Pacifici, il portavoce, spiega: «Siamo indignati da una parte e preoccupati dall’altra. Questa idea di una lobby ebraica sempre pronta ad attaccare la chiesa speravamo davvero avesse fatto il suo tempo, vista anche la recente visita del Pontefice alla sinagoga di Roma». Ma, appunto, non manca l’inquietudine: «Anche in considerazione dei sacrifici economici che tutti dobbiamo sostenere, pensiamo che posizioni di questo genere possano alimentare in alcune fasce meno istruite l’odio verso gli altri e i diversi». Conclude Pacifici: «Ci auguriamo che possano arrivare scuse e chiarimenti, altrimenti dovremo valutare ogni azione possibile».

Yasha Reibman è l’ex portavoce della comunità ebraica milanese. E sbuffa: «Da un uomo che produce fiction ci saremmo davvero attesi più fantasia che non il solito complotto ebraico. Eppure, quel che preoccupa è proprio che posizioni del genere vengano da una persona che è stata per molti anni al vertice della più grande azienda culturale del paese. Con quel tono di chi dice una verità dura ma che va pur detta. È una cosa terribile. E nell’intervista, fa di tutto per farci credere che sia figlio del suo tempo, dell’Italia dele leggi razziali e della chiesa preconciliare». Aggiunge Reibman: «Io, se fossi in Vaticano, sarei in serio imbarazzo. Perché la chiesa oggi è sicuramente lontanissima da queste posizioni, ma la vicinanza di quest'uomo al Vaticano è un fatto».

" Gattegna: certe parole ricordano le tesi del secolo scorso "


Renzo Gattegna

MILANO— «Bernabei rispolvera, senza portare alcun elemento di novità, né alcuna notizia specifica, stereotipi che hanno caratterizzato un davvero triste passato... ». L’avvocato Renzo Gattegna è amareggiato. Ma da presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane non ha alcuna intenzione di tacere: «Anche perché queste esternazioni non sono casuali e non rappresentano un singolo episodio, ma fanno parte di un quadro ben preciso e ben noto». Quello del «complotto ebraico»? «Sono le posizioni di un cattolicesimo preconciliare ormai superato dagli eventi. E voglio qui ricordare le visite degli ultimi due Papi in sinagoga. Ma ovviamente non possiamo non essere preoccupati». Non sono posizioni personali? «A me sembra comunque assai grave la tesi di Bernabei per cui la crisi della società italiana sia stata determinata dall’attacco della finanza ebraica. Ancora più grave e preoccupante è la riproposizione del mito dell’esistenza di una "finanza ebraica", tesi già diffusa lo scorso secolo con infauste conseguenze». E come mai certe proposizioni vengono riproposte? «Sostenere la tesi dell’esistenza di una organizzazione finanziaria ebraica ha il sapore del diversivo politico e mediatico: serve a spostare l’attenzione dai problemi veri verso soggetti esterni, riversando su questi ogni responsabilità. È questo che fa Bernabei. Purtroppo, sappiamo per esperienza che già in passato, in tempi di crisi economica, tanto in Italia quanto in Europa, si è cercato di trovare dei capri espiatori e di individuare dei diversivi». Ma lei pensa che sia una posizione diffusa? «In questa visione apodittica, si può facilmente arrivare a sostenere di tutto. E infatti c’è chi ha affermato addirittura la tesi per cui dalla finanza protestante ed ebraica sarebbero partiti anche il '68, la mafia e il terrorismo. È un atteggiamento in cui si può riconoscere l’incapacità di affrontare le questioni del nostro tempo con la dovuta serietà ed onestà intellettuali». Eppure, sembravano posizioni superate. «Lei dice? Io temo che ci sia ancora molto da lavorare. Se è vero che la posizione della Chiesa è andata molto avanti, è altrettanto vero che queste conquiste devono essere diffuse tra la popolazione, in tutti i livelli culturali. In caso contrario, alcuni strati della popolazione meno avvertiti potrebbero prenderlo per un ritorno di attualità di vecchi schemi». Dunque, occorre vigilare? «Antisemitismo e razzismo sono tendenze che nella storia dell’umanità sono ricorrenti. Non possiamo mai darle per sconfitte. Se vediamo che si riaffacciano, non possiamo che preoccuparci. La crisi italiana ha radici antiche, ma resta senza risposta il fatto che un uomo colto e di dialogo come Bernabei voglia rilanciare concetti così anacronistici e pericolosi proprio in questo momento».

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