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Libero Rassegna Stampa
24.03.2024 Putin vuol far pagare a Kiev (e a noi) la strage islamica
Analisi di Carlo Nicolato

Testata: Libero
Data: 24 marzo 2024
Pagina: 3
Autore: Carlo Nicolato
Titolo: «Putin vuol far pagare a Kiev (e a noi) la strage islamica»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 24/03/2024, pag. 3, con il titolo "Putin vuol far pagare a Kiev (e a noi) la strage islamica", l'analisi di Carlo Nicolato. 

Carlo Nicolato
Carlo Nicolato

Il discorso di Putin dopo l'attentato di Mosca è tutto incentrato sulla colpevolizzazione dell'Ucraina. Ed è un esercizio di retorica post-sovietica contro l'Occidente

Un Putin rabbioso promette vendetta, ma il discorso alla nazione dopo l’attacco terroristico di venerdì sera è apparso debole e contraddittorio, lui stesso sembra aver perso quella lucidità e spocchia che avevano contraddistinto gli ultimi suoi interventi pubblici. Nonostante le dettagliate rivendicazioni e tutte le indicazioni che suggeriscono che dietro l’attacco ci sia effettivamente l’Isis, il presidente russo ha cercato di addossare in qualche modo la colpa all’Ucraina rivelando in questo modo di aver incassato il colpo per non essere riuscito a difendere i suoi concittadini da un nemico antico. «Tutti e quattro gli autori diretti dell'attacco terroristico, tutti coloro che hanno sparato e ucciso persone, sono stati trovati e arrestati», ha detto il presidente russo, «hanno cercato di nascondersi e si sono diretti verso l'Ucraina, dove, secondo i dati preliminari, sul lato ucraino è stata preparata una finestra per attraversare il confine di stato. Sono state arrestate in totale 11 persone». Putin non accusa direttamente Kiev, ma fa capire che quantomeno c’è una possibile copertura e che quindi l’azione sia stata pianificata insieme agli ucraini che si sarebbero adoperati per aprire ai fuggitivi «una finestra» sul confine. Una fonte del Cremlino ha poi confermato la notizia che i principali media russi avrebbero ricevuto l’ordine dall’alto di enfatizzare possibili “tracce” del coinvolgimento ucraino sull’attacco terroristico.

RETORICA NAZIONAL-SOVIETICA

I riferimenti nel discorso a Kiev non finiscono qui, in un passaggio più sottile e ideologico Putin paragona la strage dei terroristi alla Crocus City Hall a quelle dei nazisti nella Seconda Guerra Mondiale, proprio come ha sempre fatto nei riguardi dell’Ucraina. «È già evidente che ci troviamo di fronte non solo ad un attacco terroristico attentamente pianificato e cinicamente, ma ad un omicidio di massa preparato e organizzato di persone pacifiche e indifese», ha detto, «i criminali hanno deciso con calma e determinazione di uccidere, di sparare a bruciapelo sui nostri cittadini, sui nostri figli. Proprio come un tempo i nazisti compivano massacri nei territori occupati, così decisero di inscenare un'esecuzione spettacolo, un sanguinoso atto di intimidazione».
La lotta al nazismo per Putin è il filo rosso che unisce tutto, la storia del Paese alla guerra in Ucraina e il terrorismo, e che giustifica ogni reazione possibile.
Il presidente promette che «tutti gli autori, gli organizzatori e i clienti di questo crimine subiranno una punizione giusta e inevitabile, chiunque siano, chiunque li guidi... tutti coloro che stanno dietro i terroristi, che hanno preparato questa atrocità, questo attacco alla Russia, al nostro popolo», ma c’è anche una timida apertura a «tutti gli Stati che condividono sinceramente il nostro dolore e sono pronti a unire realmente le forze nella lotta contro un nemico comune: il terrorismo internazionale con tutte le sue manifestazioni».

COSCIENZA SPORCA

Ovviamente Putin non si riferisce agli Stati Uniti, ma tale ovvia “dimenticanza” è il passo passo falso della sua coscienza sporca: Washington solo qualche giorno fa aveva avvisato il Cremlino di un possibile attentato e l’ambasciata a Mosca aveva consigliato i concittadini di evitare i grandi eventi, compresi i concerti. E qui le colpe di Putin si sommano, non essere riuscito a difendere i suoi concittadini e non aver dato retta a chi in fatto di terrorismo ne sa più lui liquidando l’amichevole avviso come un «ricatto con l'intenzione di intimidire e destabilizzare la nostra società». La rituale chiamata di cordoglio del presidente Biden al suo omologo d’oltre cortina non ci sarà però la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, ha condannato l’attacco e ha indicato nell’Isis il «nemico comune». Anche Putin ha parlato di lotta contro il nemico comune, il terrorismo internazionale, e ha sostenuto che «i terroristi, gli assassini e gli esseri non umani che non hanno e non possono avere una nazionalità devono affrontare un destino poco invidiabile, la punizione e l'oblio», ma solo qualche giorno fa il suo Paese ha siglato un patto con gli Huthi, terroristi sciiti che attaccano le navi civili e uccidono i suoi equipaggi nel golfo di Aden.
Mentre solo poche ore prima dell’attentato Mosca ha votato all’Onu contro la risoluzione americana che chiede la fine dei bombardamenti a Gaza e la resa degli ostaggi da parte di Hamas. Il gruppo di Hamas Ismail Haniyeh gli ha perfino inviato un messaggio di condoglianze. Non tutti i terroristi sono uguali.

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