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Libero Rassegna Stampa
27.10.2016 Unesco: il ruolo del Vaticano
Cronaca di Caterina Maniaci

Testata: Libero
Data: 27 ottobre 2016
Pagina: 17
Autore: Caterina Maniaci
Titolo: «Israele chiama il Vaticano contro l'Unesco»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 27/10/2016, a pag. 17, con il titolo "Israele chiama il Vaticano contro l'Unesco", la cronaca di Caterina Maniaci.

NAZIONE/RESTO del CARLINO/GIORNO titolano, a pag. 19, "Per l'Unesco c'è solo l'islam. Israele chiede aiuto al Papa".

Riportimo solo la titolazione:  un titolo sbagliato: Israele non chiede aiuto, piuttosto si rivolge al Vaticano. Una differenza che è doveroso sottolineare.

Ecco l'articolo di LIBERO:

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Papa Bergoglio

Da giorni circolavano notizie su incontri diplomatici ad alto livello per tentare la strada della mediazione, ma ora l'appello è pubblico. La Santa Sede intervenga contro la risoluzione dell'Unesco sulla Città Vecchia di Gerusalemme che è «un affronto per cristiani ed ebrei». La richiesta è partita dal presidente della Knesset (Parlamento) Yuli Edelstein in una lettera indirizzata al segretario di Stato vaticano cardinale Parolin. Edelstein - secondo i media israeliani - ha esortato la Santa Sede a «usare i suoi migliori uffici per impedire il ripetersi di sviluppi di questo tipo». Vengono lette come «risposta indiretta», ma neppure tanto indiretta, all'appello le parole usate da papa Francesco proprio ieri durante un incontro in Vaticano dedicato ai temi dell'immigrazione: «Il popolo di Israele dall'Egitto, dove era schiavo, ha camminato attraverso il deserto per quarant'anni finchè ha trovato la Terra promessa da Dio». La Terra promessa da Dio al popolo di Israele: parole richiamate con grande evidenza dal quotidiano Jerusalem Post, che ricorda anche come sempre ieri Francesco abbia incontrato Ayoub Kara, deputato israeliano Ayoub Kara, membro della coalizione del governo di Benjamin Netanyahu.

Immagine correlata

IL NUOVO VOTO A riaccendere il fuoco della reazione è stato il nuovo voto del Comitato del patrimonio mondiale dell'Unesco, con il quale è stata approvata una nuova risoluzione che nega il legame millenario tra gli ebrei e i luoghi sacri di Gerusalemme. La votazione si è svolta a scrutinio segreto ed è passata con 10 voti a favore, 2 contrari e 8 astenuti. Nella risoluzione si fa riferimento ai luoghi sacri con i soli nomi musulmani e, come la precedente, approvata la settimana scorsa, denuncia i «danni materiali» perpetrati da Israele. Dura la reazione su twitter del portavoce del ministero degli Esteri israeliano Emmanual Nahshon: il nuovo voto è «spazzatura», ha scritto. E il premier Netanyahu sarebbe pronto a richiamare «per consultazioni» l'ambasciatore israeliano all'Unesco Carmel Shama Cohen. La crisi è ormai conclamata. Per evitare il peggio gli israeliani hanno cercato la «sponda» vaticana, ma questo secondo voto non è stato impedito. Dunque, la richiesta di intervento è più marcata di una settimana fa quando, secondo fonti di stampa israeliane, l'ambasciatore di Israele in Vaticano, Oren David, ha contattato monsignor Antoine Camilleri, sottosegretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato. La Santa Sede non è membro Onu, ricopre il ruolo di osservatore; comunque non si può negare il suo peso diplomatico. Bisogna poi considerare che la risoluzione, avanzata stavolta da Tunisia e Libano e dal titolo «La città vecchia di Gerusalemme e le sue mura», nega di fatto le origini ebraico-cristiane di Gerusalemme. Basta solo pensare alla basilica del Santo Sepolcro che fa parte di Gersualemme vecchia, dentro le sue mura. L'appello che arriva da Israele è quindi preso molto sul serio Oltretevere.

REAZIONI ITALIANE Intanto il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha ricevuto alla Farnesina una delegazione dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, guidata dalla presidente Noemi Di Segni. Si è trattato, ha dichiarato Di Segni, di «un incontro positivo e costruttivo. Siamo certi che d'ora in poi in sede Unesco e nelle altre istituzioni internazionali i nostri rappresentanti faranno registrare un deciso cambio di rotta». Se le stesse proposte dell'organizzazione internazionale «ci saranno ripresentate ad aprile», ha avvertito poi lo stesso Gentiloni, «il governo italiano passerà dall'astensione al voto contrario». Per il responsabile della Farnesina, infatti, bisogna «lavorare affinché l'Unesco faccia l'Unesco». Perché «non si può accettare l'idea che invece di concentrarsi sul patrimonio culturale diventi cassa di risonanza di tensioni politiche».

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