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Libero Rassegna Stampa
24.05.2016 L'ultimo mito 'antirazzista' dell'islam 'moderato' inneggia a Hitler e manda messaggi antisemiti
Commento di Roberta Catania

Testata: Libero
Data: 24 maggio 2016
Pagina: 12
Autore: Roberta Catania
Titolo: «La musulmana si fa selfie di pace ma manda tweet antisemiti»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 24/05/2016, a pag. 12, con il titolo "La musulmana si fa selfie di pace ma manda tweet antisemiti", il commento di Roberta Catania.

Cade l'ultimo mito "antirazzista" costruito dai media, sempre pronti a portare alla luce della ribalta quelle voci e quelle immagini che fanno presagire un successo di integrazione islamica in Europa. E invece, come spesso accade, anche in questo caso è emerso l'antisemitismo.

Ecco l'articolo:

Immagine correlata
Il selfie di Zakia Belkhiri

Sette giorni da prode combattente per la pace. Sette giorni da eroina, virale, che aveva invaso tutti i social network, ma prima dell'ottavo giorno c'è stata la caduta e difficilmente ci sarà una risalita. Zakia Belkhiri, una giovane musulmana di 22 anni, il 15 maggio scorso aveva monopolizzato Facebook e Twitter con la propria immagine. Con un selfie era diventata il simbolo dell'antirazzismo, finché hanno scoperto che due anni fa la ragazza inneggiava a Hitler e malediceva gli ebrei.

Coloro che l'avevano osannata l'hanno crocifissa e adesso la ragazza è virtualmente morta: niente più Facebook, cancellato l'account Twitter, sparito Instagram. In Italia, il 18 maggio scorso, perfino il Corriere della Sera aveva dedicato fiumi di parole alla 22enne che avrebbe dovuto rappresentare un esempio per i nostri ragazzi. Adesso invece arriva la notizia della sua caduta in disgrazia.

Tutto inizia nel week end del 14-15 maggio. Ad Anversa, in Belgio, dove era in programma la terza edizione del Muslim Expo, una manifestazione creata per celebrare e far conoscere la cultura islamica. Un modo per cercare di sconfiggere i pregiudizi, ma anche una iniziativa che non era gradita a tutti, tanto che alcune decine di simpatizzanti del partito di estrema destra "Vlaams Belang" (Interesse fiammingo) hanno organizzato un presidio di protesta contro la kermesse. Gli slogan scritti sui cartelli delle persone ammassate lungo i marciapiedi parlavano chiaro: «No alle moschee», «No al velo», «Stop all'Islam». Quando Zakia si è trovata di fronte al capannello di persone che protestavano contro di lei, il suo velo e la sua religione, anziché scappare o insultare, la ragazza ha scelto una terza e insolita strada: accostarsi a quelle persone, sorridere, fare il gesto della vittoria con le dita e scattarsi un selfie. La scena non è passata inosservata a un fotografo professionista, che ha immortalato l'episodio e ha contribuito a far sapere che cosa fosse accaduto. La ragazza prima ha detto di essere tramortita da tanto clamore, poi ha accettato il suo momento di notorietà e, quando forse lo stava perfino assaporando, il castello di carte è crollato a terra.

Qualcuno nel frattempo ha passato accuratamente al setaccio i social network di Belkhiri, trovando un tweet del 29 dicembre 2012 in cui la ragazza scriveva: «Hitler non ha ucciso tutti gli ebrei, ne ha lasciati sopravvivere alcuni. Così sappiamo perché li stava uccidendo». Una frase che lascia spazio a poche interpretazioni. Eppure lei ci prova a darne una che si discosti dall'odio razziale: «Io non ho niente contro gli ebrei. Tali tweets sono falsi, sono photoshoppati», scrive prima di chiudere l'account, «ma se non mi credete è una vostra scelta».

In molti sostengono che quelle espressioni "cinguettate" non siano le sole inopportune. Anche sul suo profilo Ask.fm sarebbe comparsa la frase «fanculo alla lingua ebraica», in risposta ad una domanda sul fatto di voler imparare l'ebraico. Adesso, però, tutti gli account di Zakia Belkhiri sono stati cancellati e ogni verifica è impossibile. Anche se, quando lei stessa ha chiarito di riferirsi ai «sionisti e non agli ebrei», in qualche modo ha confermato le sue parole. Facendo crollare l'ultimo mito multietnico che strizzava l'occhio alla tolleranza religiosa.

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lettere@liberoquotidiano.it

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