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Libero Rassegna Stampa
22.05.2010 New York contro la moschea a Ground Zero
La cronaca di Andrea Morigi

Testata: Libero
Data: 22 maggio 2010
Pagina: 1
Autore: Andrea Morigi
Titolo: «New York contro la moschea a Ground Zero»

Ritorniamo sulla notizia della Moschea che dovrebbe essere costruita a Ground Zero, con l'articolo di Andrea Morigi su LIBERO di oggi, 22/05/20010, a pg.1-21, dal titolo " New York contro la moschea a Ground Zero ".
Ecco l'articolo:


Moschea a Ground Zero ?

New York non ci sta a costruire una moschea a Ground Zero. Prima la strage di Al Qaeda,poi l’occupazione islamica. È una tattica bellica già sperimentata con successo in Medio Oriente, ma è proprio quel vuoto, sul luogo degli attentati dell’11 settembre 2001, l’ostacolo principale al progetto di costruzione di un luogo di culto da tredici piani e 100 milioni di dollari, riservato ai musulmani e a pochi isolati da dove sorgevano le Torri Gemelle del World Trade Center. Tanto più che qualcuno ne auspica addirittura l’inaugurazione nel decimo anniversario dagli attentati checolpirono Manhattan uccidendo circa 3mila persone. L’appuntamento per la manifestazione contro la moschea a Ground Zero è già fissato perdomenica 6 giugno, per iniziativa di Stop the Islamization ofAmerica e di due scrittori e blogger celebri per il loro impegno contro il fondamentalismo islamico, Robert Spencer e Pamela Geller. Sul web spuntano uno dopo l’altro siti (il principale è nomosqueatgroundzero) e le prese di posizione di chi “non dimentica e non perdona” si moltiplicano. Le firme sotto una petizione promossa da Act for America per fermare il progetto di costruzione hanno superato quota ventimila e continuano a crescere. Nel testo, si accusa il promotore dell’iniziati - va, l’imam Feisal Abdul Rauf di ambiguità. di aver “assolto” i musulmani dalla responsabilità per l’11 settembre e di aver indicato responsabilità parziali dell’America. Lui, in realtà, ha chiarito più volte la sua posizione: «CondanCondanniamo il terrorismo. Riconosciamo che esiste nella nostra fede, ma siamo impegnati a sradicarlo », va ripetendo a destra e a manca da quando la sua idea, la Cordoba House, è divenuta nota e controversa. A scatenare l’ultima ondata di polemiche sono ancora le dichiarazioni di Mark Williams, presidente del Tea Party Express, che ha definito il progetto un monumento «per il culto del dioscimmia dei terroristi». Rauf reagisce dichiarandosi sorpreso per «le menzogne e i pregiudizi». Gli rimane da spiegare quale necessità vi sia di una moschea nella zona sud di Manhattan dove i pochi musulmani che circolano abitano a Brooklyn, nel Queens o nel New Jersey. Lì ci lavorano soltanto. E comunque una sala per pregare, a Warren street, lì nei dintorni, non manca di certo. La libertà religiosa è salvaguardata. L’opportunità no. Nemmeno a giudizio di alcuni correligionari di Rauf. Chi lo conosce, come il presidente della Coreis, Yahya Pallavicini, non lo riconosce: «Mi imbarazza perché quest’iniziati - va misembra segnata dauna demagogia populista fino a farla diventare assurda». Non riesce proprio a trovare «le motivazioni per costruire una moschea: se l’intenzione è riparatoria e pacifica, a fronte anche di una somma considerevole destinata al progetto, sarebbe stato preferibile scegliere altro. I musulmani possono fare benissimo anche donazioni, costruire ospedali, avviare progetti di crescita sociale e collaborazione». È vero che il sindaco Rudy Giuliani rifiutò un assegno dal principe Al Waleed. Ma ora il primo cittadino è Michael Bloomberg, che appoggia la Cordoba House. Pallavicini no, invece. C’è «qualcosa che stona», a suo avviso in «un luogo della commemorazione islamica, che dà l’idea di un’assurdità psicologica, come per ostentare l’islam moderato che lì dovrebbe avere il suo simbolo. Sono d’ac - cordo che l’islam dovrebbe solidarizzare con le vittime, anche a GroundZero, ma tarandole sulle esigenze dei cittadini americani e dei musulmani newyorchesi». Ancora una volta, la tolleranza religiosa statunitense è messa alla prova. Ci si dovrà confrontare sui diritti delle maggioranze, oltre che su quelli delle minoranze rumorose. E, parrà incredibile nel Nuovo Mondo, anche sulla storia. Il New York Post ha forse trovato la soluzione per allontanare l’ipotesi: l’edificio di Park Place dove si prevede di sistemare la moschea è sottoposto a un vincolo architettonico da parte della Commissione per la Conservazione del Territorio. Se la destinazione d’uso non fosse modificata, il gruppo musulmano, dopo averlo pagato 4 milioni e 800mila dollari l’anno scorso, potrebbe rimettere l’immobile sul mercato. Per la consolazione di tutti.

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