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Rassegna Stampa
16.05.2016 Unità: lodi senza limiti allo spettacolo contro Israele
Le recensione ignobile di Maria Grazia Gregori

Testata:
Autore: Maria Grazia Gregori
Titolo: «Il compagno di viaggio Amleto»

Riprendiamo dall' UNITA' di oggi, 16/05/2016, a pag. 18, con il titolo "Il compagno di viaggio Amleto", il commento di Maria Grazia Gregori.

Credevamo che il cambio di indirizzo del Pd avesse portato a un mutamento corrispondente dell' Unità. Se forse è così in generale, certo non lo è per quanto riguarda questo articolo ignobile contro Israele. Il pezzo fa passare uno spettacolo di pura propaganda - la pièce trasmette il messaggio che gli ebrei non abbiano nulla a che fare con il Medio Oriente e che Israele sia un corpo estraneo in seno al mondo arabo - come " uno spettacolo colmo di poesia, non ideologico, ricco di forza positiva".
Rimandiamo al recente commento di Deborah Fait sullo spettacolo: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=0&sez=70&id=62410

Ecco l'articolo:

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Marco Paolini e Gabriele Vacis: i due odiatori

In questi giorni, partito dalle Fonclerie Limone di Mancalaeri, uno spettacolo fuori dalla norma (lo produce il Teatro Stabile di Torino) sta girando per l'Italia. Già spiazzante fin dal titolo - Amleto a Gerusalemme - contando solo su 2500 bottiglie di plastica, una grande tavola sopraelevata che, diversamente orientata, determina lo spazio scenico e un grande schermo al fondo della scena dove si proiettano una mappa luminosa di Gerusalemme e le foto dei ragazzi che ne sono i protagonisti, questa piéce ci mette di fronte alle nostre paure e a un'ingiustizia storica.

Nato dal progetto di Gabriele Vacis - al quale si è aggiunto ben presto Marco Paolini - di dare vita a una scuola di teatro a Gerusalemme (grazie alla cooperazione internazionale, al Palestinian National Theatre , al Ministero degli Esteri italiano), il frutto di questo lavoro è uno spettacolo colmo di poesia, non ideologico, ricco di forza positiva perché ce ne vuole tanta, in quei luoghi, per non pensare alla vendetta e ai soprusi. Succede dunque che per questi giovani abituati a infinite restrizioni "Amleto" non sia "quello dell'essere o non essere", ma un compagno di viaggio con il quale confrontarsi cercando di restare fedele alle proprie radici.

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La locandina

Del resto anche questi cinque attori sentono, come Amleto, che non saranno mai "i primi della schiera" e che dovranno fare in modo di non essere ostaggio della propria terra: così il personaggio più amato è Laerte che cerca di andarsene da quei luoghi in cui e cosi difficile vivere. Accompagnati, spronati, da Marco Paolini, che li tallona passo passo, gli attori palestinesi, con l'aiuto di una ragazza nata a Torino da genitori palestinesi e di due attori italiani, mescolano Shakespeare alle storie della loro vita.

C'è il ragazzo che si droga ed è violento con la sua famiglia; c'è quello che, come recita il suo passaporto, è di nazionalltà indefinita e che ha seguito i genitori nelle loro peregrinazioni al tempo della guerra del sei giorni; ma tornati in patria alla ricerca dei parenti, impossibilitati a trovarli, si decidono a considerarli morti. C'è chi è nato lì perché la madre ha lasciato gli Stati Uniti per ricongiungersi alla sua famiglia e che si sfoga a cantare la sua rabbia, suonando la chitarra. E ci sono due amici diversi fra loro: uno è un Amleto all'incontrario e vuole vivere, l'altro si affida alla magia per guarire da un cancro allo stomaco. Tocca al due giovani attori italiani dire alcune battute del testo di Shakespeare: Giuseppe Fabris è Amleto, Matteo Volpengo Orazio e in più traducono in italiano quanto i ragazzi palestinesi dicono in arabo e in inglese mentre la ragazza traduce dall'arabo.

Ma qui fra questi ragazzi che si muovono fra migliaia di bottiglie di gomma contro le quali si buttano, prendendole a calci, rischiando di esserne sopraffatti o di traformarsi in un muro, c'è qualcuno che manca: è Abdel "uno che ti bastava vederlo per ridere". Vive a Hebron e non ha avuto il permesso di venire In Italia. Anche quando Vacis faceva i provini per scegliere gli attori arrivava a Gerusalemme (gli abitanti di Hebron non possono andare a Gerusalemme) attraverso le fogne per superare il checkpoint. Solo così aveva potuto vedere il mare per la prima vota nella sua vita ed è a lui che si deve il sottotitolo di questo commovente, Inaspettato spettacolo "i ragazzi palestinesi vogliono vedere il mare".

Per inviare la propria opinione all' Unità, telefonare 06/87930901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@unita.it

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