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Informazione Corretta Rassegna Stampa
19.04.2013 Una nazione di odio e sangue
analisi di Mordechai Kedar

Testata: Informazione Corretta
Data: 19 aprile 2013
Pagina: 1
Autore: Mordechai Kedar
Titolo: «Una nazione odio e sangue»

Una nazione odio e sangue
Analisi di Mordechai Kedar

(Traduzione dall’ebraico di Sally Zahav, versione italiana di Yehudit Weisz)


Mordechai Kedar       

In questi giorni, lo Stato di Israele festeggia 65 anni dalla sua rifondazione, 1900 anni dopo la distruzione del Secondo Tempio e la cacciata degli ebrei dalla loro terra. Nonostante i difficili inizi con una guerra crudele, tutte quelle successive,  sofferenze e battaglie politiche, difficoltà economiche, Israele è la storia di un successo totale che continua. Una democrazia che progredisce, una stampa libera, un’alta qualità della vita e un’aspettativa di vita tra le più alte al mondo.

Il mondo arabo, invece, sta andando all’indietro. Andando? Correndo, piuttosto. Slittando lungo un pendio scivoloso in un pantano di fuoco in ebollizione, di sangue e lacrime. E, a differenza del passato, ora per gli arabi è difficile incolpare le forze straniere per le tragedie che affliggono i loro paesi: Iraq, Egitto, Libia, Siria, Yemen, Tunisia, Bahrain e altri ancora. Oggi, chi accusa Israele per i problemi del mondo arabo viene giudicato delirante, come se vivesse in un vecchio film in bianco e nero.

Questa situazione critica stimola gli intellettuali arabi a cercare il colpevole all’interno del mondo arabo, nella cultura e nei comportamenti individuali e dei governi. Basil Hussein non è uno dei più famosi giornalisti arabi, e può anche essere che questo non sia il suo vero nome. Dai pochi suoi articoli che sono stati pubblicati in questi mesi su Internet, si può desumere che viva in Iraq e che sia forse di origine curda, e le sue penetranti parole meritano di essere diffuse.  Riportiamo  una traduzione di due suoi articoli  pubblicati di recente sul sito internet  Elaph  (tra parentesi ci sono i miei commenti, MK).


Il primo articolo è stato pubblicato il 10 aprile con il titolo: “In effetti, siamo un popolo sanguinario”. Ecco l’articolo:

Davvero, signori, noi siamo un popolo sanguinario. Non siate sorpreso e non cercate scuse per il fatto che lo siamo. Le nostre parole, le nostre azioni e i nostri discorsi - tutto dimostra che siamo un popolo sanguinario. Le nostre tragiche celebrazioni sono sanguinarie. Non dimenticate che anche i nostri nomi significano sangue,solo sangue. Non c’è forse tra noi qualcuno, uno della nostra stessa carne, che porta il nome di “Qad'if al-Dam” (“bagno di sangue”, il nome della tribù di Gheddafi, MK)? E  “Patto di sangue”?. Voi non ricordate - oppure cercate di dimenticare-   che per decine di anni abbiamo causato sofferenze al grido di “con lo spirito e con il sangue” ? Dunque, non ci meritiamo l’appellativo di”popolo sanguinario”?

Andate nelle moschee, nei centri sciiti e nei monasteri, ascoltate le parole dei relatori sui podi, persone che si comportano come se Dio esigesse da loro preghiere di sangue,  parole di sangue,  espressioni di sangue. Le loro grida, le loro urla, le loro maledizioni - tutto è sangue e solo sangue. Alcuni di loro hanno la barba colorata con il sangue, con fiumi di sangue, invece che con muschio e ambra. E dopo tutto questo si nega che siamo un popolo di sanguinario?

Quando guardo la televisione, sento che le parole più comuni sono ‘questo è sunnita e quello è sciita’,  ‘questo è curdo e quello è arabo’, ‘questo è musulmano e quello è cristiano’, ‘questo è  druso e quello è berbero’,  ‘questo è copto e quello è nubiano’  ( popolo africano che vive nell’ Egitto meridionale e nel Sudan settentrionale, MK),  ‘questo ha la cittadinanza e quello no’ , ‘questo è un abitante della città e quello è un beduino’, ‘ questo è un infedele e quello è qualcos’altro’ , ‘ questo è bianco e quello è nero’: dovrei farvi dei nomi? La cosa più importante è ‘uccidere, uccidere, perché potrete entrare in paradiso soltanto con uno spargimento di sangue.’

So che l’Islam è una religione di pace,  il nostro Profeta è pace,  il Corano è pace e le benedizioni sono pace, la più importante sera per noi (la notte di al-Qadr, il 27° giorno di  Ramadan, la notte in cui è ricevemmo il Corano, MK) è pace, e permettetemi di ricordarvi che quella notte è “pace fino all’alba”  (Corano, Sura 97, MK). Perciò io grido a voi: folli, voi che fate il bagno nel sangue, da dove è nata questa cultura  sanguinaria? Da dove è venuto tutto questo fanatismo e odio nei confronti della  vita, di noi stessi, degli altri, di tutto il mondo? Come siamo diventati un popolo  sanguinario?

E a chi non parla la lingua del sangue, noi diciamo: “ figlio mio, tu sei un traditore, perché neghi il sangue, e quindi la tua punizione è la ghigliottina.  Avanti, marsch!”. Anche l’ipocrisia non è tale se non è intrisa di sangue. Non diventiamo più ricchi se non facciamo commercio con il sangue. Non è concesso diventare un leader a meno che non abbiate versato un mare di sangue. Guai a voi se non vi comporterete così, altrimenti ve ne pentirete. Signori, perdonatemi, ma è giunto il momento di ammettere che siamo un popolo di sanguinario.

Siate felici e gioite amici miei, perché la tomba dell’assassino Hulagu (il mongolo che ha distrutto Baghdad nel corso dell’anno 1258; il suo nome dà origine alla parola hooligan, MK) è stata distrutta;  lui e la sua orribile  storia sono spariti dalla nostra terra perché lui è diventato un piccolo uomo che procura solo studia  spargimento di sangue. Credetemi, soltanto voi ricordate la sua storia. Avete scalato una pila di teschi per ottenere protezione, ma persino i vampiri vi temono. Che definizione sarebbe più adatta se non “popolo sanguinario”?

Non so se ridere o piangere, perché ho ​​cominciato a combattere il sangue con il sangue. Mi chiedete in che modo? Perché il mio dolore si è trasformato in sangue ed io piango per il sangue che vedo. Mi giro e rigiro nel mio letto di dolore, terrorizzato dalla paura per la mia nazione e vomito sangue dal disgusto. Non rimproveratemi se temo Allah, ma io odio il sangue”.


Questa è la fine dell’articolo come è stato pubblicato sul sito Elaph. I lettori che avevano risposto erano totalmente d’accordo con l’autore,  aggiungendo ulteriori indicazioni relative alla cultura del sangue. Uno di loro scrive: “Purtroppo è questa la realtà. Tutto quel che vediamo intorno a noi è sangue, e persino i nostri sogni sono sanguinari. La cosa triste è che non si vede nessuno che cerchi di cambiare la situazione.  Nessuno cerca di dimostrare che la vita sarebbe migliore di quanto possiamo immaginare, se solo sapessimo come valorizzarla e viverla in modo diverso, senza bagni di sangue. Ci sono molte cose buone nella vita, ma purtroppo non le vediamo e non ne apprezziamo il  significato”.

Un altro lettore aggiunge: “Il nostro palato, purtroppo, apprezza il sapore del sangue; viviamo in un oceano di sangue. L’articolo è un meraviglioso lamento che descrive bene la nostra amara situazione. Tutte le altre nazioni hanno unità e coesione, mentre i nostri paesi cadono a pezzi e sono ridotti in rovine. Queste sono parole di lutto per la nostra unità distrutta”.

Una lettrice scrive: “Per quanto tempo dovremo continuare a pagare per i peccati degli altri? Fino a quando continueremo a essere vittime di coloro che hanno sete di morte e odiano la vita ? Per quanto ancora dovremo restare in silenzio di fronte a una minoranza ignorante che controlla la nostra mente, il nostro futuro e i nostri beni? Per quanto tempo saremo una nazione che rincorre le illusioni (la credenza nel paradiso, MK) e odia il progresso? Grazie, dottor Basil, perché ci ha detto che viviamo in un cimitero per vivi. Non sopportiamo il mondo progredito, e ogni giorno affondiamo sempre più profondamente in una tragedia di sangue “. 

Un altro lettore richiama l’attenzione del giornalista sul fatto che, eccetto Layl al-Qadr- che è una notte di pace-  le altre 364 notti dell’anno sono notti di sangue.

In un altro articolo, che è stato pubblicato il 20 febbraio di quest’anno, dal titolo “Una società di odio” il Dott. Basil Hussein spiega perché il mondo arabo è diventato un oceano di sangue: 

E’ difficile negare l’evidenza che il livello di odio sia in aumento tra le società arabe. Inoltre, abbiamo un settore che ha trasformato l’odio in arte. Ero stupito, e forse molte persone intelligenti sono rimaste altrettanto sbalordite, per il livello di odio, di risentimento e ostilità che esiste a tutti i livelli di politica, religione e cultura, tanto è vero che la moderazione è diventata un difetto, la voce della saggezza tradimento, l’odio estremo una cosa buona diventato merce di scambio. Ecco perché l’imam Mahmoud al-a'zali (che morì nel 1111 dC, MK) ha detto che la paura della gente semplice è più grande della paura del sultano.

Ibn Khaldun (filosofo della storia che morì nell’anno 1406, MK) ha detto che le battaglie pubbliche sono diffuse in tempi di inferiorità ideologica e di stagnazione culturale. Questo profondo studioso aveva ragione, in effetti, noi viviamo in un’epoca di inferiorità ideologica, e c’è da chiedersi perché questo stia accadendo in un’epoca di rivoluzione nel campo della ricerca, della scienza e dell’informazione, e che soprattutto in un’era come questa noi siamo diventati una società arretrata nella quale l’analfabetismo è molto diffuso. Stiamo anche vivendo in tempi di  ignoranza sotto  caratteristiche e forme diverse ,  siamo diventati ignoranti  persino riguardo all’amore per la patria, invece di praticare la fede in Allah e  amare la patria, siamo diventati adoratori di falsi dei, di sette, tribù, etnie e di tutte le varie identità.

Non siamo più veri musulmani dediti a fare del bene e accettare i molteplici aspetti dell’umanità,  una regola di vita in cui le persone si rispettano a vicenda (Corano 49, 13, MK) e vivono insieme in pace, senza violenze, nè reciproche ostilità. Siamo diventati membri della civiltà moderna come il resto del mondo, ma siamo divisi, nonostante il fatto  che la nostra sia una religione civile, perché lo stato originale dell’islam è la religione di una città-stato (come la Polis dell’antica Grecia).

Siamo passati da una nazione unita a una nazione lacerata, dispersa e sgretolata, così come il concetto di nazionalismo è diventato un’idea ridicola, una parola volgare.

Siamo diventati arretrati, una società che non è salita sul treno del progresso, che si aggira in un percorso pieno di questioni insignificanti, perché abbiamo cominciato a illuderci che siano queste le cose importanti. Il risultato è che abbiamo sofferto la più grande delle sconfitte e siamo diventati una povera società  che persegue la banalità, e commette grandi errori, nonostante il fatto che siamo considerati un popolo colto. Siamo invece un popolo di ignoranti che non leggono né scrivono. Giusto per ricordare: il numero di arabi che non sanno né leggere nè scrivere arriva a un centinaio di milioni. Il tempo medio che un arabo dedica alla lettura è di 6 minuti l’anno, contro con le 200 ore che dedica il cittadino di un paese progredito. Per questo gli arabi restano esclusi dalla storia, e gli altri si approfittano di noi.

Perché non ci sono giganti nella cultura araba del ventesimo secolo ? Non sono presenti nella sfera pubblica, nel mondo scientifico e culturale,  dominati dai valori effimeri e inquinati che non ci appartengono ? Perché ? In effetti, siamo diventati una nazione senza futuro, priva di saggezza, senza una coscienza sulla vita, senza filosofi, senza intellettuali. Siamo riusciti a creare solo odio, e le frecce di odio che lanciamo ricadono su di noi, ci trafiggono nel profondo dell’anima”.

Così conclude il Dr. Basil Hussein. Non credo occorrano spiegazioni, perché le sue parole penetranti sono già un commento sulla condizione  delle società  che circondano Israele. La combinazione di una cultura di odio con il desiderio incontrollato di vedere scorrere il sangue, è una combinazione fatale nel mondo arabo. Il fallimento arabo nell’edificare un quadro governativo legittimo sottolinea il contrasto con Israele, e l’evidente successo del popolo ebraico nella creazione dello Stato di Israele, nel suo sviluppo e nella sua protezione come un giglio tra le spine del Medio Oriente.

Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi. Link: http://eightstatesolution.com/
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