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Rainews 24 Rassegna Stampa
30.07.2010 80 paesi contro l'antisemitismo
Valeria Pannuti intervista l'ambasciatore di Israele in Vaticano

Testata: Rainews 24
Data: 30 luglio 2010
Pagina: 1
Autore: Valeria Pannuti
Titolo: «Accordo tra oltre 80 paesi contro antisemitismo e negazione della Shoah»

Su RAINEWS24 del 28/07/2010 Valeria Pannuti intervista l'ambasciatore d'Israele in Vaticano sull'accordo firmato a Gerusalemme per contrastare l'antisemitismo.
Ecco il pezzo:

Più di 80 paesi insieme per contrastare l'antisemitismo e la negazione della Shoah. E' il risultato dell'accordo firmato tra la Itf, la Task force per la cooperazione internazionale, ricerca e memoria della Shoah, e l'Odihr, l'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani. La firma è stata siglata al ministero degli Esteri israeliano a Gerusalemme.

 "Il 21 luglio 2010 è stato firmato l'accordo a Gerusalemme, perché Israele quest'anno è a capo dell'Itf", spiega l'Ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede Mordechay Lewy. "L'Itf è una ong molto interessante - spiega - che include sia uffici non governativi, che governativi".

  La Task Force Itf è nata dieci anni fa, da un’idea di Goran Persson, primo ministro svedese. Un’inchiesta nelle scuole svedesi del 1997 rivelò che gli studenti non sapevano nulla della Shoah. "Il primo ministro si preoccupò molto dell'esito di questa indagine - spiega l'Ambasciatore Lewy - e diede inizio non soltanto ad un programma educativo nelle scuole svedesi, ma portò anche la questione all'attenzione internazionale".

 E così è nata la Task force per la cooperazione internazionale, ricerca e memoria della Shoah, che conta 27 stati tra i suoi membri. Il primo obiettivo educativo è la memoria della Shoah, attraverso l'istruzione, la ricerca e i luoghi della memoria. L'altra finalità è quella di combattere il revisionismo. L'Itf si occupa anche di estremismi e crimini contro l'umanità, incluso il genocidio.

 "Il revisionismo - spiega l'Ambasciatore Lewy - assume sempre nuove facce, i protagonisti cambiano, ci sono soggetti tradizionali, ma ciascuna generazione ha un proprio profilo sulla scena revisionista". "C'e' un revisionismo arabo, di matrice neonazista, cristiano-conservatore, come la Fraternità di San Pio X: se non si prende in considerazione quest'ultimo, per esempio, non si capisce l'antigiudaismo classico della Chiesa".

 "Bisogna continuare a studiare i crimini della Shoah e le condizioni in cui l'ideologia si è sviluppata", raccomanda l'ex primo ministro svedese Persson. L'Olocausto, con lo sterminio di sei milioni di ebrei, ci riguarda tutti: "Dobbiamo continuare a studiarlo in tutte le sue dimensioni".

 L'Italia è membro della Itf dal 1999, e ne ha assunto la guida nel 2004. Quest'anno l'ex presidente della Knesset Dan Tichon sarà presidente dell'Itf, e l'ambasciatore Yakov Rozen il coordinatore politico.

 Tichon e il direttore dell'Odihr Janez Lenarcic (un ex diplomatico di alto livello che ha anche prestato servizio come consulente del Primo Ministro della Slovenia) hanno firmato il protocollo d'intesa con l'Odihr.

 L'Odihr, l'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani, 57 membri, è un po' figlio del processo di Helsinki, che ha portato alla formazione dell'Osce, l'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, di cui è braccio operativo. Si occupa di programmi educativi ed episodi di odio xenofobo, antisemitismo e islamofobia.

  "L'Odihr - racconta l'Ambasciatore Mordechay Lewy - è stato pensato in origine per integrare dal punto di vista ideologico e politico i paesi dell'Europa dell'Est dopo il crollo del regime sovietico". "Quest'ultimo, aveva coperto le spinte nazionaliste, insieme a xenofobia, e antisemitismo, che erano considerate non politicamente corrette ".

 "Dopo il crollo dell'Unione Sovietica - spiega l'Ambasciatore - tutti questi nazionalismi sono risorti e Odihr ha cercato di addomesticarli: molti governi erano nazionalisti e non volevano rinnegare i loro eroi, ma alcuni di questi eroi erano implicati nelle atrocità del nazismo".

 "A volte ciò avveniva all'insegna del principio 'il nemico del mio nemico è mio amico'. A volte c'è stata anche dell'ideologia in queste scelte". E' il caso della Slovacchia dove gli ebrei venivano mandati deliberatamente nei campi di concentramento.

 "L'antisemitismo si manifesta ad ondate - dice l'Ambasciatore Lewy - e non viene sempre dagli stessi soggetti". "Secondo me - aggiunge l'Ambasciatore - i governi si comportano in modo molto più responsabile dell'opinione pubblica, e i mass media hanno dunque un grande ruolo, in particolar modo l’informazione veicolata attraverso internet".

Delicato il nodo dell'equilibrio tra libertà di espressione e abuso di quest'ultima, soprattutto nei new media.
 "Lo slogan 'libertà di parola e di espressione', è molto abusato dai nuovi mezzi di informazione, nessuno può pretendere che, in nome della libertà di espressione, possano essere dette cose tanto pericolose".

I confini culturali del pregiudizio antiebraico si confondono. "Negazionismo, odio nei confronti degli ebrei, di Israele: c'è un conglomerato che chiamo 'disagio della civilità'', spiega l'Ambasciatore. Un insieme eterogeneo, di elementi che sarebbero anche in conflitto tra di loro, ma che "richiamano un fronte unito di differenti soggetti". Questo "qualche volta sorprende, qualche volta deprime, ma è un modello che non cambia". "I neonazisti in Germania - dice ad esempio l'Ambasciatore Lewy - non hanno niente a che vedere con la popolazione islamica, ma su Israele sono uniti".

"E se è diventato politicamente scorretto attaccare gli ebrei, ma non criticare duramente Israele, se non posso prendermela con gli ebrei perché sono sospettato di antisemitismo, allora lo faccio con Israele: ed è così che la critica nei confronti di Israele viene enfatizzata".

E' l'antiebraismo che si cela dietro all'antisionismo. Ma "antisionismo, vuol dire negare agli ebrei uno stato", dice l'Ambasciatore Lewy.

Il nuovo accordo - spiega l'Ambasciata d'Israele presso la Santa Sede - dovrebbe rafforzare la lotta contro l'antisemitismo e la negazione dell'Olocausto nel mondo, conducendo alla cooperazione tra i membri di entrambe le organizzazioni, 87 paesi in tutto.

"Alcuni paesi fanno monitoraggio dell'antisemitismo altri no", dice l'Ambasciatore Lewy. "E non è soltanto un problema tecnico o di infrastrutture, ma anche una volontà politica".

Ora l'Odihr si unisce ad altre sei organizzazioni (l'Onu, l'Unesco, il Consiglio europeo, Dpi, l'Ue e il Fra) associate alla Task Force i cui rappresentanti sono osservatori.

Il viceministro degli Esteri Daniel Ayalon ha accolto con favore la firma dell'accordo, dicendo che avrebbe dato un enorme impulso alla lotta contro la delegittimazione di Israele. ''Ci sono elementi che negano l'Olocausto e che ne stanno preparando un altro - ha detto -. Dobbiamo preservare la memoria della Shoah in modo che simili orrori non si ripetano mai più e il mondo diventi un posto più sicuro''.

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