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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Wagner in Israele, sì o no 16/06/2017

Leggendo un testo sulla esecuzione di Wagner in Israele, mi sono convinto che le qualità musicali dello stesso, non possono servire come pretesto per eseguirlo. Era un antisemita dichiarato e voleva lo sterminio degli ebrei, e come tale fu celebrato dal nazismo che vide il lui la rivalsa del mondo germanico e della razza ariana. Per questo motivo io sono favorevole alla "damnatio memoriae". Ma mi rendo conto che interessi vari e la lontananza delle giovani generazioni dall'esperienza dell'olocausto, rende sempre più fievole questo impegno del "ricordare". Perciò è utile dannarlo dalle esecuzione pubbliche. Ai tempi di Silla, un tale nemico sarebbe stato condannato alla proscrizione ed alla distruzione delle suo opere: testi scritti, partiture, dischi e CD, nonchè all'annientamento dei suoi seguaci. Ma per non arrivare ad un tale radicalismo, è bene comunque conservare l'illiceità delle sue esecuzioni almeno in Israele, con tanto di propaganda e conoscenza presso le giovani generazioni del dramma politico ideologico e reale rappresentato da QUELLA MUSICA: voluta e scritta con intenzioni coscienti ed inaccettabili.

Bernardino Ferretti

Gentile Amico,
Wagner è ancora un argomento molto sensibile in Israele. Daniel Baremboim che nel 2001 aveva suonato a sorpresa "Tristano e Isotta", è stato dichiarato persona non grata e da allora non ha più messo piede nel Paese. Quella sua esecuzione è stata una vera e propria vergogna, mezza sala si è alzata e ha lasciato il teatro, persone anziane, sopravvissuti piangevano disperati ricordando la musica che accompagnava i prigionieri verso il gas e i crematori. Eppure lui, il Maestro, è rimasto indifferente e ha commentato beffardo il loro dolore. Adesso in Israele esiste un dibattito, Wagner si, Wagner no, è stato fondato un Wagner fan club e, nel 2011, l'orchestra sinfonica di Israele lo ha suonato proprio in Germania ma la maggioranza è ancora per il no. Una famosa scultrice israeliana, Rivka Chen, ha riassunto i sentimenti comuni con queste parole: «La cultura non è al di sopra di tutto e di tutti. Come israeliani ed ebrei dobbiamo assumerci la responsabilità di rispettare la sensibilità dei sopravvissuti alla Shoa ed attendere qualche altra generazione prima di ascoltare Wagner in un teatro».
Un cordiale Shalom


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