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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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israele.net Rassegna Stampa
30.04.2024 La neutralità dell’Unrwa non è stata affatto confermata
Analisi di Michal Hatuel-Radoshitzky

Testata: israele.net
Data: 30 aprile 2024
Pagina: 1
Autore: Michal Hatuel-Radoshitzky
Titolo: «La neutralità dell’Unrwa non è stata affatto confermata»

Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - un articolo di Michal Hatuel-Radoshitzky dal titolo "La neutralità dell’Unrwa non è stata affatto confermata", tradotto dal Jerusalem Post

Michal Hatuel-Radoshitzky
L'UNRWA a Gaza. Del rapporto di indagine di Catherine Colonna, sull'agenzia ONU, si dice solo che Israele non abbia raccolto prove sufficienti per dimostrare la sua collusione con i terroristi di Hamas. Quel che non si dice del rapporto, tuttavia, è: l'UNRWA non è neutrale. E' dalla parte di Hamas. E nel rapporto si suggeriscono ben 50 raccomandazioni per rispettare il principio di neutralità

Un Gruppo di revisione indipendente sull’Unrwa, nominato all’inizio di febbraio dal Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, ha presentato la scorsa settimana un rapporto di 54 pagine con i suoi risultati.

Il Gruppo di revisione, guidato dall’ex ministra degli esteri francese Catherine Colonna, aveva il compito di valutare l’adesione dell’Unrwa ai principi di neutralità, e per farlo ha incaricato tre organizzazioni (di Svezia, Danimarca e Norvegia) di analizzare approfonditamente l’agenzia Onu dedicata ai profughi palestinesi.

La metodologia di ricerca del rapporto prevedeva visite sul campo alle sedi dell’Unrwa e interviste con più di 200 persone provenienti da 47 paesi e organizzazioni.

Praticamente l’unica cosa che ha fatto notizia sui media è che, secondo il rapporto, Israele non ha presentato prove sufficienti per dimostrare il coinvolgimento di alcuni dipendenti dell’Unrwa nell’attacco del 7 ottobre (più esattamente che “l’Unrwa non ha ricevuto prove da Israele, non che non ci sono prove, ed è molto diverso”, come ha affermato la stessa Catherine Colonna in una conferenza stampa raccomandando “di fare riferimento al contenuto del rapporto e non a ciò che sentite dire a volte su di esso” ndr da: Il Foglio 26.4.27).

Tuttavia, concentrandosi su quell’unica parte del rapporto non si colgono le importantissime affermazioni in esso contenute riguardo al punto nodale: la neutralità dell’Unrwa, o la sua mancanza di neutralità.

Il rapporto del Gruppo di revisione delinea non meno di 50 raccomandazioni che l’Unrwa dovrebbe attuare per garantire la propria neutralità. Anche solo questo numero basta per indicare che c’è un  problema e che l’UNRWA ha molto lavoro da fare se vuole ripristinare la propria credibilità come agenzia neutrale.

Le 50 raccomandazioni sono suddivise in otto 8 sotto-aree di possibili miglioramenti, ciascuno dei quali getta una luce importante sui fallimenti operativi dell’Unrwa.

Il dato-chiave fornito dal rapporto, che abbraccia più categorie ed evidenzia in modo tangibile l’enorme inadeguatezza dell’Unrwa, è il numero sproporzionato di dipendenti Unrwa locali rispetto a quelli internazionali: degli oltre 32.000 dipendenti dell’Unrwa, lo 0,8% è internazionale e il 99,2% è reclutato localmente.

Come sottolinea il rapporto, una prima conseguenza di questo dato è la creazione di una cultura “aziendale” che si oppone alla modernizzazione dell’agenzia e alle riforme a tutti i livelli e ruoli, in modo particolare i tentativi basilari di aumentare l’efficienza dell’agenzia, ad esempio attraverso tagli del personale ridondante. Naturalmente ciò rende i tanto necessari e auspicati cambiamenti, sotto molteplici aspetti, “un compito difficile per il management dell’Unrwa”.

Una conseguenza più preoccupante è la chiara affermazione contenuta nel rapporto secondo cui, data la sproporzione fra dipendenti locali e dipendenti internazionali, i problemi di sicurezza personale a Gaza (con la popolazione locale sottomessa al dominio dei terroristi) potrebbero impedire la segnalazione di violazioni della neutralità e indagini serie a livello locale.

Una terza conseguenza di quella sproporzione, evidenziata nel rapporto sotto la voce “Strutture di gestione e di supervisione interna”, è che i ruoli all’interno dell’Unrwa incaricati di garantire i principi di rispetto della neutralità cui dovrebbe conformarsi l’agenzia vengono semplicemente lasciati sprovvisti di personale. Per chiarire, ad oggi sono sotto indagine 50 casi di (mancata) neutralità con appena sei posti di ispettore internazionale assegnati a svolgere il lavoro. Sul campo, due di queste posizioni sono vacanti e tre sono posizioni contrattuali a durata limitata basate sul finanziamento di singoli progetti. Pensare che un’organizzazione con 32.000 dipendenti non sia in grado di ricoprire queste posizioni di controllo è molto inquietante.

Una quarta conseguenza della sproporzione fra dipendenti locali e internazionali appare nel rapporto sotto la categoria “neutralità dei sindacati del personale” e rileva – nero su bianco – che “ci sono preoccupazioni di lunga data circa la politicizzazione e i collegamenti con le fazioni politiche palestinesi dei sindacati del personale Unrwa, con un impatto diretto sulla neutralità della stessa Unrwa”.

Ancora più allarmante è il fatto che minacce e tattiche intimidatorie da parte dei sindacati del personale hanno letteralmente portato al trasferimento in posizioni diverse di numerosi direttori dell’Unrwa a tutela della loro sicurezza.

Si tratta di un sintomo inquietante di come all’interno dell’Unrwa un gruppo troppo potente di dipendenti locali politicamente motivati determina di fatto le priorità organizzative. Tutto questo avviene nel contesto di un regime dittatoriale capeggiato da Hamas.

Una quinta conseguenza di questa sproporzione è importante soprattutto nell’attuale contesto post-7 ottobre, in cui Israele auspica un graduale trasferimento delle responsabilità dell’Unrwa verso provider di aiuti umanitari più neutrali. In contrasto con la risoluzione 302 dell’Assemblea Generale dell’Onu che nel 1949 ha creato l’agenzia Unrwa e che prevede la sua cooperazione con altre agenzie e organizzazioni, il Gruppo di revisione ha rilevato un sistematico rifiuto di tale cooperazione da parte delle associazioni dei dipendenti dell’Unrwa, che percepiscono le possibili partnership come un indebolimento dell’Unrwa stessa e dunque privilegiano la sopravvivenza dell’Unrwa (da cui sono stipendiati) a fronte degli urgenti bisogni umanitari della popolazione di Gaza. Ne consegue che agli abitanti di Gaza arrivano meno aiuti a causa delle preoccupazioni e degli interessi dell’esorbitante personale locale.

Infine, l’affermazione forse più importante contenuta nel rapporto è che “qualsiasi coinvolgimento in un gruppo militarizzato che promuove la discriminazione o la violenza, come Hamas o Jihad Islamica, vìola il principio di neutralità”. Ma l’Onu (a differenza di molti paesi, come Stati Uniti e Unione Europea) non riconosce questi soggetti come organizzazioni terroristiche, il che pone un grosso punto interrogativo sulla capacità del Gruppo di revisione di condurre un’indagine seria sull’effettiva neutralità dell’Unrwa.

Considerati tutti questi aspetti, uniti al fatto che la striscia di Gaza è dominata da un regime dittatoriale controllato da Hamas e che, stando ai dati, più del 99% del personale dell’agenzia è composto da residenti di Gaza, la conclusione naturale è che le condizioni di base in cui opera l’Unrwa a Gaza impediscono che sia effettivamente neutrale.

La realtà è che finalmente sono state fatte delle ricerche e una raccolta aggiornata di fatti riguardanti la discutibile neutralità dell’Unrwa, e queste conclusioni dovrebbero essere riprese e diffuse da chiunque ci tenga davvero ad alleviare la situazione umanitaria a Gaza e aprire la strada verso una realtà migliore per israeliani e palestinesi.

(Da: Jerusalem Post, 27.4.24)

 

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