La Corte Internazionale di Giustizia non ha mai detto che l’accusa a Israele di genocidio fosse 'plausibile'
Smentita di Joan Donoghue (ex giudice della Cig)
Testata: israele.net
Data: 01/05/2024
Pagina: 1
Autore: Redazione di Israele.net
Titolo: La Corte Internazionale di Giustizia non ha mai detto che l’accusa a Israele di genocidio fosse 'plausibile'

Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - un articolo dal titolo "La Corte Internazionale di Giustizia non ha mai detto che l’accusa a Israele di genocidio fosse 'plausibile'" tradotto da Jns e Jerusalem Post

Joan Donoghue
Corte Penale Internazionale all'Aja. Intervistata alla BBC, la giudice Joan Donoghue, che ha presieduto la corte nel caso intentato dal Sudafrica contro Israele, afferma che non è mai stata ritenuta "plausibile" l'accusa di genocidio. Eppure i media e di conseguenza l'opinione pubblica, ormai parlano di Israele come se fosse già stato addirittuta condannato per genocidio

La notizia ripresa praticamente da tutti i media secondo cui la Corte Internazionale di Giustizia avrebbe stabilito che è “plausibile” l’accusa a Israele di genocidio è infondata. Lo ha detto giovedì scorso in un’intervista alla BBC Joan Donoghue, la giudice che ha presieduto la Corte dell’Aja nel caso intentato dal Sudafrica. Donoghue ha prestato servizio nella Corte Internazionale di Giustizia, principale organo giudiziario delle Nazioni Unite, dal 2010 e ne è stata presidente dal 2021 al 2024.

La Corte non ha mai stabilito che fosse “plausibile” l’affermazione del Sudafrica secondo cui Israele stava commettendo un genocidio a Gaza, anche se è questo che è stato falsamente riportato da numerosi politici e diplomatici e da un’enorme quantità di reportage giornalisti che hanno interpretato la sentenza della Corte senza attenersi al testo.

“Sono lieta di avere la possibilità di affrontare la questione – ha detto Joan Donoghue alla BBC – perché il criterio della Corte per decidere se imporre misure utilizza il concetto di plausibilità. Ma il criterio è la plausibilità dei diritti rivendicati dal richiedente, in questo caso il Sud Africa. La Corte ha stabilito [in linea di principio] che i palestinesi avevano un diritto plausibile a essere protetti dal genocidio e che il Sudafrica aveva il diritto di presentare tale richiesta alla Corte. Dopodiché sono stati esaminati anche i fatti. Ma la Corte non ha deciso, e con questo correggo ciò che spesso viene detto dai media, non ha deciso che l’accusa di genocidio fosse plausibile [testualmente: it didn’t decide that the claim of genocide was plausible]. Nell’ordinanza – continua Donoghue – si sottolineava il rischio di un danno irreparabile al diritto dei palestinesi ad essere protetti dal genocidio. Ma la sintesi che spesso appare, ovvero che esiste un caso plausibile di genocidio, non è ciò che la Corte ha stabilito”.

Il mandato di Donoghue alla guida della Corte dell’Aja è scaduto pochi giorni dopo che la Corte ha emesso la sua prima sentenza sul caso, lo scorso il 26 gennaio.

A seguito della sentenza, e di quella che la giudice ha definito una shorthand (sintesi, abbreviazione) travisata dai media, la falsa accusa a Israele di genocidio è dilagata a ogni livello, fino al punto che sono state intentate cause contro altri paesi accusati d’aver favorito o di non aver impedito il genocidio che la Corte in realtà non ha mai attribuito a Israele.

In realtà, la Corte deve ancora pronunciarsi nel merito dell’accusa iniziale del Sudafrica e non è previsto che ciò accada prima di diversi mesi.

A proposito delle raccomandazioni fatte dalla Corte a Israele, la giudice Donoghue ha precisato che la Corte non ha emesso alcuna decisione esplicita sulle operazioni militari a Gaza.

(Da: jns.org, Jerusalem Post, 26.4.24)

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